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Mediterraneo: sempre più arrivi, sempre più morti

 

Sono giorni intensi nel Mediterraneo Centrale. Giorni di partenze e traversate ai limiti della sopravvivenza. In soli tre giorni, tra il 9 e l’11 marzo 2023,2.144 persone sono sbarcatesulle coste italiane. Secondogli ultimi dati del Ministero dell’Interno, dall’inizio del 2023sono oltre 20.000 le persone migranti e richiedenti asilo arrivate in Italia attraverso il mare, provenienti principalmente da Costa d’Avorio, Guinea, Bangladesh e Tunisia.Tre volte di più rispetto allo stesso periodosia nel 2022 che nel 2021, in cui erano arrivate in Italia rispettivamente 6.152 e 6.041 persone. Per una rotta migratoria fortemente determinata dalla stagionalità, un picco di partenze nei mesi invernali, normalmente a bassa intensità, mostra che il Mediterraneo èancora uno dei principali canale di accesso all’Europaper coloro chenon hanno alterative legali e sicureper spostarsi dal proprio paese. Instabilità economica e politica, crisi alimentare, disoccupazione, deterioramento ambientale dovuto al cambiamento climatico e allo sfruttamento delle risorse sono alcuni dei fattori che, intensificandosi, stanno portando migliaia di persone apercorrere le rotte migratorie dall’Asia Centrale e dall’Africa Subsahariana e Settentrionaleverso l’Europa. Come sta avvenendo in questi giorni,finestre di bel tempo e condizioni meteo favorevolispingono i trafficanti a caricare barconi e gommoni con centinaia di persone. Nell’ultima settimana,11.800 persone sono partite dalla Tunisia, 7.000 dalla Libia,percorrendo quel tratto di mare in cuile condizioni meteo cambiano molto repentinamente. Il Mar Mediterraneo continua infatti a detenere il primato dirotta migratoria più letale del mondo, conoltre 26.000 persone scomparsedal 2014 a oggi nel tentativo di raggiunge le coste europee. 332 sono le morti in mare solo dall’inizio di quest’anno. Più partenze significano più morti. È il corollario di questa rotta migratoria, in cuile persone migranti diventano prima profitto e merce di scambioper le capillari reti transnazionali di trafficanti, poi fardello per gli Stati costieri e le rispettive autorità marittime, quando prendono il mare su natanti instabili.Nel peggiore dei casi, diventano vittime, corpi inermi trasportati a riva dalla corrente, su una delle sponde del Mediterraneo. A due settimane dalnaufragio davanti alla costa di Steccato di Cutroin cui hanno perso la vita almeno 80 persone,è successo ancora. Il 12 Marzo, un gommone in difficoltà nel Mediterraneo Centrale non è stato soccorso in tempo e30 persone sono annegate in acque internazionali, mentre nessuna delle autorità marittime competenti di Libia, Malta e Italia è intervenuta. È la denuncia delle organizzazioni operative nel Mediterraneo Centrale,Alarm PhoneeSea-Watch, che hanno allertato i centri operativi marittimi sulle condizioni del gommone, senza ottenere alcun intervento. Secondola ricostruzione fornita da Alarm Phone, la prima segnalazione del gommone in difficoltà sarebbe statainviata nella notte dell’11 Marzo 2023 alle autorità di Libia, Malta e Italia, con le coordinate Gps del natante alla deriva. Nove ore dopo il primoalerte nessuna risposta dalle autorità, l’aereo di ricognizione Sea Bird 2 dell’organizzazioneSea-Watchaveva avvistato il gommone esollecitato ancora le autorità. “Alle 11:37 il personale di terra di Sea Bird chiama l’Itmrcc (Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo). Dopo aver sottolineato l’urgenza del caso e aver chiesto le loro intenzioni,l’ufficiale italiano rimanda alle autorità libiche e riaggancia” riporta laricostruzione degli eventi fornita da Sea-Watch. Mentre il centro di coordinamento marittimo inLibia negava l’intervento per mancanza di mezzi disponibili, né le autorità maltesi né quelle italiane si sono assunte la responsabilità di effettuare il soccorso. Il centro di coordinamento italiano ha istruito un mercantile presente in quell’aria dimonitorare la situazione,ma nessuno è intervenuto. Il gommone si è capovolto nella mattinata del 12 Marzo: delle 47 persone a bordo,solo 17 sono sopravvissutee sono state soccorse dal mercantile Froland presente sulla scena. “Ritardare i soccorsi e delegarli a navi mercantili non attrezzate èparte di una strategia politicache punta a consegnare le persone nelle mani delle milizie libiche o ad abbandonarle in mare, causandone la morte. L’Italia, Malta e altri Stati membri dell’Ue sono i principali responsabili della morte di 30 persone e di innumerevoli altre ai confini marittimi dell’Europa,” si legge nelcomunicato congiuntodi Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watchdopo l’ennesima strage del mare. A fronte dei drammatici naufragi, tra le migliaia di partenze e sbarchi delle ultime settimanemolti sono gli interrogativi al Governo italiano e alle istituzioni europeesulle carenze delle politiche migratorie che a dieci anni dalla strage di Lampedusa mostrano le falle dell’approccio securitario alla gestione delle frontiere. Un approccio che il Governo guidato da Giorgia Meloni ritiene però necessarioper dare delle risposte alle carenze del sistema di accoglienza in Italia, che ogni picco negli arrivi via mare scoperchia come “emergenza”, quasi come se la rotta migratoria mediterranea non fosse un fenomeno decennale. In occasione del Consiglio dei Ministri tenutosi a Cutro il 9 Marzo 2013, l’esecutivo ha presentatoun nuovo decreto legge sul tema migrazioni, che punta sull’inasprimento delle peneper i cosiddetti “scafisti” el’introduzione del reato di morte o lesioni come conseguenza del traffico per immigrazione clandestinacome misura per scoraggiare le partenze. Il decreto, inoltre, prevede laprogrammazione triennale dei flussi d’ingressoper motivi di lavoro, l’abrogazione delle norme sul permesso di soggiorno per protezione speciale e la possibilità di commissariamento dei centri governativi per l’accoglienza o il trattenimento degli stranieri, prevedendo di operare in deroga al codice degli appalti, fino al 2035, per velocizzare la realizzazione di nuovi centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). “In alcune regioni mancano i Centri di permanenza per i rimpatri.Con questo decreto, tutte le regioni dovranno dotarsi di almeno un Cpr”, aveva detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini durante la conferenza stampa del 9 Marzo a Cutro. Intanto, il centro di accoglienza di Lampedusaè nuovamente al collasso con quasi 3.000 persone arrivate negli ultimi giorni, a cui al momento non si riesce a garantire servizi e assistenza dignitosi.

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