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Nucleare pulito, il progetto sperimentato a Boston

 

In futuro sarà possibile produrre l’energia pulita del sole sulla Terra? Gli esperimenti incoraggianti sono stati tanti. L’ultimo arriva da Devens, una cittadina a ovest di Boston, negli Stati Uniti. Qui laCommonwealth Fusion Systems, uno ramo delMassachusetts Institute of Technology, sta costruendo il prototipoSparc, cioè la prima macchina a confinamento magnetico che potrebbe essere in grado diprodurre, attraverso la fusione nucleare, dieci volte l’energia immessa per innescare la reazione. Si tratta di una tecnologica finora mai applicata a livello industriale ealternativa alla fissione nucleare, utilizzata comunemente nelle centrali. Imitando i meccanismi che alimentano le stelle, lavora sulla fusione di due nuclei d’idrogeno, che liberano un’enorme quantità di energia, pari a “200 milioni di volte quella ottenuta bruciando una equivalente quantità di carbone”, secondo gli esperti. Soprattutto, senza rilasciare emissioni o sostanze radioattive, bensì elio, un gas nobile considerato innocuo. Questo processo però è ancora molto instabile erichiede grandi quantità d’energia, per ora superiori a quella che si riesce a produrre nella reazione. Per gestire il plasma nel quale interagiscono i due isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, si utilizza il confinamento magnetico. Ciò significa che gli scienziati devono creare campi magnetici potentissimi. Finora sono riusciti a impiegarli solo per tempi brevi e, secondo la maggioranza degli addetti ai lavori, sarà così ancora per alcuni decenni. Il Cfs però spera di cambiare a breve le carte in tavola. Per ora a Devens si vede solo il cubo di cemento armato, destinato a ospitare il totamak, il dispositivo usato per la reazione. Il colosso italiano dell’Oil&Gas, Eni, ha però deciso di investire nel progetto, diventando uno degli “azionisti strategici”. L’obiettivo èrealizzare già nel 2025 un prototipo dimostrativo Sparc, dal costo di 800 milioni di dollari. Entro il decennio gli esperti sperano di disporre di una vera centrale a fusione, in grado di immettere elettricità nella rete. Gli scienziati puntano, per assicurare un innesco della fusione e un controllo più efficaci, sulla messa a punto di un magnete superconduttivo ad alta temperatura, che ha dato buoni risultati in un test preliminare nel 2021. “Con questo magnete – spiegano gli ingegneri di Cfs – molti dei problemi tecnologici legati ai vecchi progetti di fusione vengono eliminati o diventano di più facile soluzione”. Questa tecnologia potrebbe permettere di rendere gli impianti più compatti, semplici ed efficaci. IlCommonwealth Fusion Systems, nato nel 2018, ha raccolto circa 2 miliardi di dollari di investimenti privati. «Noi siamo intorno al 19% – spiega l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi – Oggi però rafforziamo la collaborazione mettendo a disposizione anche le nostre competenze sui materiali, sull’ingegneria e sul management». La fusione nucleare, secondo l’italiano, «è la migliore speranza in fatto di lotta ai cambiamenti climatici. Fornirà grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra. E non si potranno più fare ricatti: tutti avranno energia a buon mercato, indipendentemente dal fatto che dispongano o no di giacimenti di gas e petrolio». Le premesse sembrano buone, ma bisognerà vedere se potranno trovare attuazione in tempi brevi. Quelli che servono pereliminare la dipendenza dai combustibili fossilie limitare l’aumento delle temperature agli 1,5 gradi dall’era preindustriale sono molto stretti.

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