Lasanità italiana,tra liste d’attesa, difficoltà a recuperare screening e ricoveri persi,soffre ancora il peso del Covid-19. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato comelapandemiasia riuscita a portare la salute al centro dell’attenzionee, allo stesso tempo, aevidenziare le fragilità del sistema sanitario,da affrontare con urgenza. Durante un incontro con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, le Regioni e il ministro della Salute hanno parlato del possibile rischio diriduzione dei servizi.In particolare, è stato consegnato ai ministri un documento di 6 pagine dove si menzionano le emergenze di cui soffre il Ssn (Servizio sanitario nazionale):carenza di personale, criticità dei pronto soccorso e finanziamenti.Se non si troveranno le risorse necessarie per coprire unbuco di oltre 5 miliardi di euro,provocato dalla pandemia e non coperto dallo Stato, la diminuzione dei servizi sanitari diventerà sempre più evidente. Come sta il Ssn? Negli ultimi 3 anni, i servizi regionali sono stati messi a dura prova sotto il punto di vista economico-finanziario: questa situazione ha appesantito i loro bilanci sanitari. Nel 2021, sono stati spesi3,8 miliardi di euro per l’emergenza sanitariae 1,4 per l’aumento dei costi energetici. Ma, oltre ai fondi,mancano anche medici, infermieri e strutture territoriali. Secondo i dati preliminari comunicati da Istat in Parlamento,nel 2021 la spesasanitariain Italia era di circa 168 miliardi di euro, di cui il 75,6%, finanziato dallo Stato (il resto a carico delle famiglie). La cosiddettaspesaout-of-pocket(spesa privata) dei cittadini, infatti, continua a crescere: è passata dai 37,3 miliardi di euro del 2017 ai38,5 miliardi nel 2021. Confrontando i dati con gli anni precedenti alla pandemia, un primo elemento che salta all’occhio è lalunga lista di attesaper i servizi sanitari, che sta diventando pian piano il motivo principale dirinuncia alla prestazione medica:nel 2022, la percentuale di cittadini che ha rinunciato alle cure è stata del 7%. Assistenza domiciliare: facciamo il punto In Gazzetta è stata pubblicata la ripartizione dei 2,7 miliardi per il potenziamento dell’assistenza domiciliare: lo scopo è arrivare,entro il 2026,ad assistere il10% della popolazione over 65, circa 800.000 persone in più. Nel provvedimento si fissano anche i target minimi che ogni Regione dovrà raggiungere nei prossimi 3 anni e le risorse saranno assegnate proprio in base al raggiungimento di questi obiettivi. Questi fondi sono a rischio e le problematiche riguardano la carenza di personale sanitario su territorio nazionale e il fatto che solo una decina di Regioni sono in regola con l’accreditamento. Basti pensare che per le cure domiciliari la figura assistenziale centrale è quella del nuovo infermiere di famiglia, e in Italia ce ne sono sole poche migliaia rispetto alle 70.000 che ne servirebbero. Per ottenere il 50% delle risorse stanziate, da quest’annole Regioni dovranno dimostrare di aver raggiunto con i propri servizi sanitari 296.000 over 65in più;il prossimo anno, ben 525.000, fino ad arrivare agli 808.000 del 2026.
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