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Superbonus: come potrebbe cambiare il decreto alla Camera?

 

Proroga al 30 giugno per la conclusione dei lavori con ilSuperbonus sulle villette.Sblocco dei crediti posseduti dalle banche tramite la compensazione con gli F24 o l’acquisto da parte delle partecipate di Stato.Una norma “salva-sconti” per evitare che i crediti del 2022 vadano persi. Queste sono alcune dellepossibili modificheche potrebbero essere apportate aldecreto-leggesullo stop alle cessioni del credito sulSuperbonuse gli altri bonus edilizi. AllaCameradei deputatientra nel vivo l’esame del provvedimento voluto dal Governo Meloni. Nei giorni scorsi le varie forze politiche hanno depositato alla commissione Finanze di Montecitorioi loro emendamenti: circa287 proposteche saranno esaminate e vagliate dal Governo a partire dalla prossima settimana. Gli uffici del ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) e della Ragioneria dello stato forniranno i loro pareri sugli emendamenti, alcuni dei quali identici e “bipartisan”. Molti temi, infatti, ricorrono nelle proposte di maggioranza e opposizione: dal Sismabonus al terzo settore, passando per gli Iacp, Istituti autonomi case popolari. Ivotiin commissione Finanze sulle possibili modifiche perònon dovrebbero iniziare prima del 20 marzo:l’approdo del decreto legge nell’aula della Camera è previsto per l’ultima settimana del mese Il provvedimento andrà poiin seconda lettura al Senato, per ricevere l’ok definitivo che ne consentirà la conversione in legge. Cosa potrebbe cambiare? Tra i temi su cui si sta ragionando c’è, appunto, unaproroga dal 31 marzo al 30 giugno dei lavori sul Superbonus relativi allevillette.In questo caso, lo scoglio principale è rappresentato dalle coperture su cui dovranno riflettere il Governo e il relatore del decreto legge, il deputato di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi. La maggioranza di centrodestra aveva già ragionato su una possibile proroga, con un emendamento che era stato presentato da Fratelli d’Italia al cosiddetto decreto Milleproroghe,ritiratoper via di un parere negativo da parte del ministero dell’Economia e delle finanze. Appare invece più percorribile la strada della modifica che riguarderà il software della piattaforma dell’Agenzia delle entrate per risolvere la questione dell’accesso alla cessione del creditoe allosconto in fatturaentro il 31 marzo per i lavori del 2022. Lanorma “salva-sconti”permetterà al Mef di procedere al cosiddetto “comunicato legge” che renderebbe valide le richieste di cessione inviate alla banche che non hanno ancora avuto riscontro dagli istituti. Al centro di diversi emendamenti è invece la questione della compensazione con gliF24 dei crediti fiscali,i cosiddetti “incagliati”, su cui diverse settimane faaveva lanciato“l’allarme” lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Alcune proposte dei gruppi prevedono la possibilità per le banche di cedere i crediti alle partecipate pubbliche. Lo scorso 2 marzo il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffinispiegavache «considerando le rate dei bonus edilizi attualmente a disposizione delle banche per il 2023, pari a circa 9,5 miliardi di euro, risulterebbe una capacità di acquistare e assorbire in compensazione ulteriori bonus edilizi per circa 7,2 miliardi». Ruffini, alla commissione Finanze di Montecitorio sui contenuti del decreto, specificava come la situazione si riferisca «all’intero sistema» e, quindi, risulti «differenziata con riferimento alle singole banche», con alcune che «hanno sostanzialmente esaurito la “capienza fiscale” per l’acquisto di ulteriori crediti, mentre altre avrebbero ancora ampi margini».

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