Lematerie prime critiche(anche conosciute con la siglaMtc) sono rare, difficili da garantire ed estremamente preziose. Stiamo parlando diminerali,terre rare,elementi comelitio, cobalto, bauxitee altri: circa una trentina di materiali che servono ai mercati europei, Italia compresa, per esempio perle batterie elettriche, il fotovoltaicoele turbine eolichedella transizione ecologica,le celle di combustionee una lunghissima serie di dispositivi tecnologici e non. Eppure, se davvero l’Europa punta agarantire la neutralità carbonica entro il 2050,e se davvero l’Italia ha deciso di scommettere sulle comunità energetiche o sulle rinnovabili, dobbiamo essere in grado di avere queste materie prime, dato cheoggi circa l’80% è importato da Paesi extra Ue. A evidenziare lanecessità di un cambio di rottae di un impegno maggiore, per esempio, nel recupero di questi materialidaiRaee(rifiuti e apparecchiature elettroniche) è il report pubblicato daCassa Deposito e prestiti (Cdp).Secondo lo studio,l’Europa non può essere dipendenteda altri continenti a causa di numerose condizioni di instabilità (da quelle geopolitiche a quelle climatiche) che portano a diversi punti interrogativi riguardo la garanzia di aver sempre a disposizione materie prime critiche. Un cambio di passo necessario anche per riuscire a centrare gli obiettivi del Green Deal o del Digital Compass. Cdpindica che da qui al 2050la domanda annua di litio da parte della Ue potrebbe aumentare di 56 volterispetto a ora, quella di cobalto di 15, quella delle terre rare di 10. Eppure, spiega il Gruppo, se si puntasse sull’economia circolare ci sarebbero concrete chance di ottenere ciò di cui si ha bisogno: per esempio, con ilriciclo delle batterieentro il 2040 potremmo soddisfare oltre lametà della domanda dilitio(52%) e di cobalto (58%), senza dover essere per forza dipendenti dall’estero. In sostanza, dobbiamosfruttare le “miniere urbane” che abbiamo(dai rifiuti alle componenti elettroniche), così come rafforzare le partnership con i fornitori affidabili. Per questo a marzo è attesa l’emanazione dell’European Critical Raw Materials Act,che dovrà promuovere la circolarità. In Italia, per affrontare il tema, è già stato aperto ilTavolo nazionale per le materie criticheda parte del Ministero delle Imprese e quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, includendo anche privati. Bisognerà necessariamente rivolgere l’attenzione a circa30 materie prime critiche: Antimonio, Afnio, Barite, Bauxite, Berillio, Bismuto, Borato, Carbon coke, Cobalto, Fluorite, Fosforite, Fosforo, Gallio, Germanio, Gomma naturale, Grafite naturale, Indio, Litio, Magnesio, Metalli del gruppo del platino, Titanio, Niobio, Scandio, Silicio metallico, Stronzio, Tantalio, Terre rare leggere, Terre rare pesanti, Tungsteno e Vanadio. SecondoEnea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile,per queste materie passa un terzo del Prodotto interno lordo nazionale italiano (32%). Il nostro Paese ha grandi potenziali legati al riciclo dato che “a fronte del raggiungimento del tasso di raccolta dei best performer europei (70-75%) si potrebbero recuperare circa più di 7.000 tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% delle importazioni dallaCinanel 2021” anche se abbiamo un tasso di raccolta inferiore alla media europea per Raee, pile e accumulatori.
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