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La Spagna verso il sì alle quote rosa

 

La Spagna ha proposto di rendere obbligatorie le quote di genere nelle liste elettorali, nella composizione del Consiglio dei ministri e nei consigli di amministrazione delle grandi aziende del Paese. Approvato in occasione della Giornata internazionale della donna, il progetto di legge èpensato per rafforzare la presenza delle donne nelle sfere decisionalidove il raggiungimento della parità di genere stenta ancora a concretizzarsi. In politica, ilprogetto di legge proposto dal Governo spagnolo prevede chei partiti presentino un numero uguale di candidati uomini e donne alle elezioni, sia nazionali che comunali. Se nel 2021 erano 7 i partiti che in Spagnaavevano adottato un proprio sistema di quote volontarie, l’introduzione delle quote obbligatorie rappresentano unpasso avanti rispetto alla precedente legge elettorale, che stabiliva una quota minima del 40%- e massima del 60% – di donne candidate nelle liste elettorali. Con la nuova legge, i partiti che compongono la maggioranza di Governo dovranno inoltre nominare una squadra di ministri che includa almeno il 40% di rappresentanti di ciascun genere. Attualmente, il Consiglio dei ministri guidato dal Presidente socialista Pedro Sánchez conta14 donne tra i suoi 23 ministri, pari a più del 60%. L’International Institute for Democracy and Electoral Assistanceaffermache l’introduzione di sistemi di quote per le donne costituisce un miglioramento qualitativo a livello politico. Secondo gli studi condotti dall’Istituto, il sistema delle quote risulta particolarmente efficiente in ambito elettorale e la sua applicazione permette di sperare in un significativo aumento della rappresentanza femminile tra i decisori politici. Per quanto riguarda le aziende,le società quotate in borsa avranno tempo fino alla metà del 2024per garantire che i propri consigli di amministrazione includano almeno il 40% del “sesso sottorappresentato”,ha dichiarato la Ministra dell’Economia Nadia Calviño, un aumento di circa il 10% rispetto alla percentuale del 2021. Le società non quotate con più di 250 dipendenti e un fatturato annuo di 50 milioni di eurodovranno raggiungere lo stesso obiettivo entro luglio 2026. Secondo ilGender Quality Index 2022dell’Istituto europeo per l’Uguaglianza di Genere,la Spagna supera la media europea della parità di genere e si attesta al 6° posto nella classificache analizza i 27 Stati membri. Con la prima votazione sul progetto di legge in questione, il Governo spagnolo si prepara arispettare gli obiettivi vincolanti approvati dall’Unione europeaa giugno 2022, tra i quali c’è proprio quello diaumentare la rappresentanza di genere delle donnenei ruoli dirigenziali delle aziende europee. Il progetto di legge è statoaccolto per ora positivamente dallaFedepe, la federazione spagnola che rappresenta le donnedirigenti, professioniste e imprenditrici. Ma anche le associazioni professionali e le giurie dei premi finanziati con denaro pubblico saranno coinvolte dalle medesime misure previste per le società non quotate. Dopo essere di recente diventato il primo Paese europeo a offrire uncongedo mestruale finanziato dallo Stato, la Spagnaha da poco realizzato altri interventi legislativimirati all’uguaglianza di genere e a supporto dei diritti delle donne. Lo ha fatto approvando a metà febbraio due norme proposte ancora una volta dal Partito Socialista e da Unidas Podemos: una per “l’uguaglianza reale ed effettiva dellepersone trans” e un’altra che riguarda lasalute sessuale e riproduttivae l’interruzione volontaria di gravidanza. La prima permette di chiedere lamodifica del proprio sesso all’anagrafe a partire dai 16 anni, senza autorizzazioni giudiziarieo certificati medici o psicologici che attestino la disforia di genere o i due anni di trattamento ormonale, documenti che erano in precedenza richiesti. La normativa proibisce inoltre le terapie di conversione e mette in atto misure contro le discriminazioni legate a genere e sesso nei settori della salute, dell’istruzione e dell’occupazione. A poco più di 10 anni dall’introduzione del diritto all’aborto in Spagna, la riforma sulla salute sessuale e riproduttivasancisce il diritto all’aborto negli ospedali, stabilendo che le risorse ospedaliere debbano garantire a tutte le donne di interrompere la propria gravidanza nelle strutture pubbliche, almeno per quanto riguarda i capoluoghi di provincia. La nuova legge riconosce anche ildiritto di interrompere una gravidanza alle ragazze di 16 annisenza dover disporre dell’autorizzazione dei genitori, elimina poi l’obbligo di fornire preventivamente informazioni alla gestante sull’aiuto alla maternità ele 3 giornate di riflessione obbligatorieche dovevano essere rispettare prima dell’aborto.

Redazione

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