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È in arrivo il terzo pollice (stampato in 3D)

 

A volteuna mano in piùpuò fare comodo, anche se la mano è la nostra. È il motto che sembra aver ispirato la designerDani Clode, ideatrice di unterzo pollicerobotico stampato in 3D da applicare alla mano che può essere controllato dalle dita dei piedi. Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per letecnologiecosiddetteaumentativeche estendono le capacità fisiche e cognitive degli individui. Leditarobotichesoprannumerariene sono un esempio, e sono state progettate per consentire all’utente di eseguire da solo attività normalmente bimanuali. «Se vuoiun braccio in più in cucinain modo da poter mescolare la zuppa mentre tagli le verdure, potresti avere la possibilità di indossare e controllare in modo indipendente un braccio robotico in più», hadichiaratoalGuardianTamar Makin, docente dell’Istituto di Neuroscienze Cognitive dello University College diLondrache hacollaboratoal progetto. Al momento il terzo pollice èin fase di sviluppoin collaborazione colPlasticity Labdell’Università di Cambridge guidato dalla stessa Makin. L’impiego di un simile dispositivo solleva però diversiinterrogativi: a esempio quali risorse impiega ilcervelloper controllare una parte del corpo che non è mai stata lì prima? L’aumento robotico influisce sulla rappresentazione del corpo? I risultati di un test realizzato in occasione dellaSummer Science Exhibitionpresso la Royal Society, hanno mostrato che su circa 600 persone di età compresa tra i 3 e i 97 anni, il98% è in grado di utilizzare il terzo pollice sviluppato da Clode nel giro di un minuto. L’arto robotico può sembrare un’estensione del concetto diprotesi, ma i ricercatori prevedono che possa interessare tutti, non solo chi è affetto da disabilità, e che garantisca uncontrollomaggiore. Il terzo pollicefunzionagrazie a deisensoridi pressione posti sotto gli alluci, collegati a deimicrocontrollorimontati sulle scarpe o sulle caviglie che a loro volta sono collegati in modalitàwirelessa un dispositivo posto in prossimità del polso. Alcuni laboratori si sono concentrati sulla possibilità di utilizzareelettrodinel cervello o nel midollo spinale per controllare i dispositivi esterni, ma Mankin ha delleriserve etichesu un approccio tanto invasivo quando non ce ne sia la necessità.

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