Secondo ilCenters for Disease Control and Prevention(Cdc), negliStati Unitisolonel 2019,più di7.000 bambini e ragazzidi età inferiore ai 19 anni (circa 20 al giorno) sonomorti a causa di infortuni di natura accidentale. Nel 2020, la violenza armata è stata la principale causa di decesso tra i minori, insieme a sinistri stradali e violenza fisica; seguono annegamento, soffocamento e autolesionismo. Dati di per sé già allarmanti, che peggiorano in contesti socialmente fragili. Come riportaUsa Today, a livello nazionale i bambini e gli adolescentinerie dellecomunità indigeneche muoiono per infortuni accidentalisono molti di più rispetto ai coetanei bianchi,che vivono in aree urbane e con fasce di reddito medio-alte. Nonostante una diminuzione complessiva delle morti tra il 2010 e il 2019, i dati delCdcdimostrano tutt’oggi che i bambini delletribù degli indianid’America muoiono con una frequenza3,5 volte superiorerispetto a quella deibambiniasiaticiamericani e1,4 voltea quella delle loro contropartibianche. Se poi si va più nel dettaglio, i decessi da lesioni causate da incidenti automobilistici negli anni sono aumentati del 9% tra i bimbi neri, mentre sono diminuiti del 24% tra i loro coetanei bianchi. Un dato, quest’ultimo, che secondoKeshia Pollack Porter, Presidente del Dipartimento di politica e gestione sanitaria presso laJohns Hopkins Bloomberg School of Public Healthdi Baltimora e specializzata nella prevenzione degli infortuni pediatrici e delle disuguaglianze, è da ricercare nellacostruzione delle arterie stradalitroppo vicine alle scuole e nelleabitazioni dove le comunità nere vivono: «Quando si vive in un ambiente dove scuole e case sono ubicate vicino alla strada, in cui il traffico è molto intenso e non c’è modo di attraversare la strada in modo sicuro, naturalmente il rischio per i più piccoli di essere investiti aumenta». Una realtà molto simile si riscontra anche nellecomunità indigenedel Paese, dove lestrade, a causa di finanziamenti insufficienti da parte del Governo, sono spessopoco sicuree, soprattutto in condizioni meteorologiche estreme,diventano lo sfondo di numerosiincidenti stradaliche sono, anche qui, una delle cause principali di morte. Il dottor Donald Warne, medico di famiglia appartenente alla tribùOglala LakotaaPine Ridge, in South Dakota, e co-direttore delJohns Hopkins Center for Indigenous Health(Baltimora), ha definito questi infortuni come una «condizione cronica per i giovani indigeni».«Questo fenomeno non sembra ricevere la stessa attenzione delle malattie cardiache e del cancro – ha spiegato Warne aUsa Today- In comunità così rurali come le nostre, molto spesso abbiamo veicoli vecchi che non hanno le tecnologie di sicurezza più innovative, come gli airbag o i seggiolini per i bambini a esempio». Un altro dato rilevante èl’alto tasso di suicidio giovanile nelle comunità degli indiani d’America, risultato di una mancanza di possibilità di accesso alle cure per la salute mentale per queste popolazioni: «Trovare una soluzione ai vari traumi psicologici ed emotivi sono alla base di molte delle nostre sfide, come quella di ridurre le morti per lesioni perfettamente curabili – continua Warne – In un ambiente rurale, con strade mal messe, pochi servizi medici e nessun centro traumatologico locale, non fanno che aumentare le disparità sociali». Ma come è possibile affrontare il problema?Il fenomeno è diventato così rilevante (e grave) che ha portato alla creazione di unprogramma di prevenzioneche aiuta a studiare e ad analizzare il problema più da vicino e in maniera più scientifica. La DottoressaSadiqa Kendi, con il finanziamento delJohns Hopkins Bloomberg American Health Initiative,ha avviatoMassPier,un programma di revisione, unico nel suo genere, incentrato sul controllo dell’equità per gli infortuni pediatrici nel Massachusetts. L’obiettivo principale ètenere traccia delle diseguaglianze, raccogliere dati sull’etniadei pazienti e sulla loroetà e dare così consiglimirati per cancellare le disparità, partendo dall’analisi degli incidenti non mortali che portano a visite o ricoveri in pronto Soccorso: «Le morti dei bimbi rappresentano la punta dell’iceberg – afferma Kendi – esaminare le varie ospedalizzazioni amplia davvero la tua visione e ti aiuta a pensare di più a come combattere il problema della disparità sociale in questo delicato fenomeno».
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