Nella terra degli oranghi qualcosa è cambiato. C’è ancora molto da fare, ma i dati dicono che dal 2015 al 2021 inIndonesia, Stato che ospita la terza più grande foresta pluviale al mondo, ladeforestazione sia diminuitadi oltre la metà rispetto al passato. IlWashington Poste altri media internazionali hanno riportato quelle che potrebbero essere definite lelinee guida utili per il cambio di rotta in tema deforestazione,sistemi che ancheBrasile e Repubblica Democratica del Congo, dove ci sono le più importanti foreste pluviali della Terra (e che continuano a diminuire), dovrebbero seguire. Circa un decennio fa, l’Indonesia stava letteralmente distruggendo il suo patrimonio forestale a un ritmo folle, principalmente perfar spazio allepiantagioni daolio di palmama anche per l’agricoltura intensiva o per estrarre minerali, con conseguenze drammatiche per laricchissima biodiversitàdel Paese. Una situazione che lasciava i piccoli di orango orfani vagare tra distese di alberi abbattuti. Grazie a3 approcciapplicati negli ultimi anni, l’Indonesia sembra però averingranato la retromarcia: sono state emanaterigorose direttive per proibire il disboscamento; le aziende multinazionali stannoaderendo a protocollie trattati per evitare la deforestazione collegata all’industria dell’olio di palma; sono stati usati metodi etecnologie innovative(come l’uso dei satelliti) per monitorare i progressi. Inoltre, un forte impegno ambientale, guidato da diverse associazioni e Ong, ha permesso di aumentare ancor di più lapressione nei confronti della politicae delle aziende impegnate negli abbattimenti di alberi. I primi effetti positivi di queste iniziativesi possono oggi vedere,per esempio,nel Borneo. Oltre a questo, ricordano daUn-Redd, il programma delle Nazioni Unite relativo alla riduzione delle emissioni dovute a deforestazione e degrado forestale, la “rinascita” verde è stata possibile anche grazie a La Niña (evento meteorologico estremo che consiste nel raffreddamento della superficie oceanica), che ha portato più piogge, il calo dei prezzi dell’olio da palma e le restrizioni legate al Covid. In aggiunta, sono stati avviati anche vari percorsi collegati allariduzione delle emissionioppure aicrediti di carbonio. Ora, per esempio, il Paese sta intraprendendo una ambiziosa agenda per il 2030 con l’obiettivo di proteggere le foreste etrasformare le torbiere in pozzi netti di carbonio. Tutti segnali che indicano come, anche in uno dei luoghi dove la deforestazione ha fatto più danni al mondo, con le giuste politiche è possibile cambiare strada, anche se non mancano ostacoli e minacce per il futuro: dalla sempre presente pressione legata al commercio delle palme fino alle estrazioni di materie prime come nichel e carbone. Per continuare a diminuire il tasso dideforestazionegli indonesiani dovranno dunque tenere la guardia molto alta.
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