Idirigentidelle più grandiaziende europeehanno ricevutobonus“sorprendentemente alti” per ilraggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissionidi gas serra per il 2022 (Esg– Enviromental sustainability goals). C’è un unico problema: il loro impegno ha contribuitopochissimo ad arginare la crisi climatica e il riscaldamento globale. Lo rivela l’ultimo rapporto della società di consulenzaPwCe dellaLondon Business School (Lbs):i 2 enti hanno analizzato ipacchetti retributivi di 50 delle maggiori aziende del continenteche includono, in qualche forma,obiettivi di riduzione di carbonio. Dai risultati è emerso che i target per ottenere i“bonus verdi”sonomolto semplici da raggiungeree hanno un impatto limitato. Secondo i dati del 2022, la metà dei premi previsti dalle società quotate in borsa nell’Eurozona (Stoxx Europe 50) è stata pagata al 100% e, in generale, la media è dell’86%. «I livelli dei bonus non sembrano coerenti con i lenti progressi che stiamo facendo sul cambiamento climatico», ha affermato Tom Gosling, membro esecutivo delLeadership InstitutedellaLbs, che per 20 anni ha lavorato come consulente dei consigli di amministrazione. Il rischio è che questo meccanismo inneschi solo «unaretribuzione maggiore»per i dirigenti e«non più azioni per ilclima». Tra le aziende analizzate dal rapporto c’è ancheShell: gli obiettivi sulla transizione energetica coprono il 10% del suo piano di investimenti a lungo termine. Nel 2021, la società ha assegnato al suo amministratore delegato, Ben van Beurden, e alla sua ex direttrice finanziaria, Jessica Uhl, bonus del 180%, per aver raggiunto gli obiettivi di decarbonizzazione, aver avviato progetti green e averne incentivati altri “per carburanti a basse emissioni di CO2”. La cifra massima prevista dal suo Ltpi (Long term investment plan) per la transizione ecologica ammontava al 200%. Shellsi è impegnata a ridurre i gas serra causati dai suoi prodotti del 20% entro il 2030e del 45% entro il 2035, manon a completare la decarbonizzazione:ciò richiederebbe tagli maggiori alla quantità di petrolio e gas estratte ogni anno. In realtàsono poche le aziende che mirano ad azzerare i loro gas serra tra il 2040 e il 2050,per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi dall’era preindustriale. L’introduzione di bonus ecologici per i dirigenti è una strategia molto recente: risale al 2018, quando i grandi gruppi d’investimento, comeAmundieCevian, hanno iniziato a insistere sulle metriche ambientali, sociali e di governance delle imprese, alle quali decidevano di legarsi economicamente. Per Harlan Zimmerman, Senior Partner diCevian Capital,i target avrebbero dovuto essere misurabili e trasparenti, in modo che «l’azienda potesse dimostrare agli investitori e alle altre parti interessate che le sue ambizioni ambientali fossero sufficientemente alte«, pena «l’accusa digreenwashing»e la perdita «del sostegno degli azionisti per i loro piani retributivi». Questa tattica, però, non ha funzionato:le quantità di CO2 globali hanno raggiunto i 37,5 miliardi di tonnellate nel 2022,un livello record secondo ilGlobal Carbon Project. Anche le emissioni di metano hanno raggiunto livelli altissimi lo scorso anno, mentre le temperature hanno già subito un aumento di almeno 1,1 gradi. L’inclusione di obiettivi correlati al clima nella retribuzione «non è sempre così semplice come sembra – ha spiegato Phillippa O’Connor, leader Esg della forza lavoro aPwC- La sfida ora deve essere quella di farlo bene, in modo che gliobiettivi salariali contribuiscano in modo significativo ad aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi climatici».
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