È giusto leggere lavittoria diElly Schlein,neo segretaria del Partito democratico, come una voglia degli elettori di sinistra, non per forza del Pd e non per forza votanti alle ultime elezioni (molti probabilmente no), di un Partito democratico radicale sui temi sociali, etici, dei diritti, ecologici.Un Pd che finalmente abbia un’identità che si veda forte, un Pd non ambiguo, non confuso con altre forze politiche, non pronto ad allearsi con chiunque pur di governare. In questo senso,la vittoria di Elly Schlein è una vittoria che potevamo aspettarci, sono cose che si dicono veramente da anni, salvo poi vedere il Pd fare sistematicamente il contrario, bruciando un segretario dopo l’altro e collezionando una sconfitta dopo l’altra. Sotto l’occhio, appunto, attonito e sconfortato dei suoi potenziali elettori. Lapartecipazione di massa di ieri, qualcosa che fa da meraviglioso controcanto all’astensionismodelle politiche, dimostra non tanto che il Pd non è morto, come qualcuno dei vertici ha detto. Certifica invece chequesto Pd è morto,che va ricostruitodalle fondamenta. Partendo dall’azzeramento della classe dirigente:mai più, per intenderci, governatori che chiudono le scuole nell’arbitrio più assoluto, che privatizzano la sanità, che non solo non fanno la transizione ecologica ma se possibile la affossano. Uominiquasi sempre ormaianziani, maschi appunto, al potere da troppi anni, indistinguibili dalla destra, convinti di una legittimità che invece manca loro da anni. L’unica leader che parla di crisi climatica Dunqueil popolo disinistra, non del Pd per forza,si è messo in fila,con la pioggia,perché esasperato. Esasperato di un Paese dove la destra stravince perchéla sinistra è divisa.Esasperato dal fatto che la sinistranon sappia scegliere i suoi valori, quelli che a quel popolo sono evidenti. E a cuiElly Schlein ha saputo dare voce,con le sue parole intelligenti e acute, rispondendo in questi mesi in maniera brillante a domande spesso subdole, poste da parterre di giornalisti maschi (una visione francamente insopportabile). Diritti, diritti sociali, ecologia e lotta allacrisi climatica, lotta alla povertà, redistribuzione, pace. Come ho avuto modo di scrivere,Elly Schlein è l’unica leader italiana,l’unica, che non dimentica mai di citare il tema dellacrisi climaticae la necessità di contrastarla, senza dimenticare le persone povere e chi potrebbe rimanere indietro. Sul tema, gli altri leader di destra e soprattutto di sinistra sono davvero non pervenuti. Incredibile, nel Paese dove comincia a mancare l’acqua. Il “corpo” di Schlein Ma c’è un aspetto ancor più fondamentale in queste primarie dove il “corpo” di Schlein, il suo essere donna, soprattutto, oltre che giovane, ha contato più di ogni altra cosa. E giustamente, per 2 ragioni. La prima è cheoggi la politica(che ci piaccia o no)si fa con i volti dei leader.Questi contano moltissimo, spesso più delle parole. È successo con Giorgia Meloni, capace di vincere pur avendo dietro un partito di uomini: ma lei, come donna e come idee, è parsa credibile e questo le è valso il Governo. Con Schlein è lo stesso, con la radicale differenza chele sue idee sono ben radicate in valori profondamente giusti.Senz’altro dunque,Schlein è l’unicaanti-Melonipossibile,l’unica capace di sconfiggerla in una competizione elettorale. Ma c’è una seconda ragione per cui il fatto che Schlein siagiovaneedonnaha giustamente contato. Per la prima volta, ieri è successo qualcosa di fondamentale:tantissime donne italiane,probabilmente molto istruite, probabilmente molto precarie e sottopagate, probabilmente stanche di sentirsi continuamente svilite,hanno votato Schleinper sentirsi, appunto, finalmenterappresentate. Un uomo poteva difendere bene le loro istanze? No, non poteva. Non poteva perchénel Pd non c’è mai stata una segretaria donnae questo lo classifica come patriarcale e misogino fino a oggi. Non poteva perché la classe dirigente del Pd è fatta per lo più di uomini anziani potenti e donne in posizioni accessorie. Sarebbe stata l’ennesima fregatura, l’ennesima promessa di difendere le donne senza poi farlo. Una leader che (finalmente) ci rappresenta Per come stavano le cose, solo una donna segretaria oggi puòrappresentarequella massa silenziosa di elettrici che sono esauste di vivere in un Paese maschilista e retrogrado, che continua a calpestare i diritti della maggioranza più grande, ledonneappunto. Chi ha votato Schlein ha sentito chelei era una di noi. Una che ha molto studiato, una che ha dovuto lottare anche contro insulti pesanti sul suo fisico, una che ha parlato apertamente della propria sessualità nel Paese più bigotto d’Europa, una che ha fatto comunque fatica (per quanto di classe benestante, sì, ma che c’entra? In Italia anche le benestanti sono comunque meno rappresentate del loro corrispettivo maschile) per cercare diprendere spazio, senza mettere in discussione i propri valori,in un mondo di sinistra fatto per o più di uomini. E dunque non c’è dubbio, continueremo probabilmente a essere precarie e mal pagate, continueremo ad accollarci il carico maggiore di cura in famiglia, ad avere meno potere e meno soldi. Mada oggi avremo almeno una di noi che ci rappresenta. Non è poco, anzi. Significa, soprattutto, sentirsi meno sole. Significaavere una leader a cui guardare, in cui sperare. In uno scenario mondiale e nazionale fatto di guerra, morte, distruzione ecologica questo, io credo, vuol dire moltissimo.
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