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C’è un luogo dove russi e ucraini vivono insieme

 

Dall’inizio dell’invasione russa,milioni di cittadini ucraini sono stati costretti a lasciare il Paeseper mettersi in salvo; oltre 500.000 russi hanno fatto lo stesso, per sfuggire alla repressione governativa, alle difficoltà economiche e all’obbligo di leva nell’esercito. Per le persone in fuga dai bombardamenti, la meta principale è stata l‘Europa: inPoloniaeGermania, secondoEurostat, è stato registrato il maggior numero di richieste di protezione umanitaria per i profughi di guerra.Come rileva invece ilWashington Post, per irussile destinazioni di riferimento sono state soprattuttoGeorgia,KazakistaneSerbia. Ma è sulpromontorio montenegrino di Budvaaffacciato sull’Adriatico, a circa 250 chilometri via mare da Bari, che centinaia dicittadini russi e ucrainihanno trovato rifugio. La comunità che nell’ultimo anno si è creata in questo luogo per rispondere all’emergenza umanitaria provocata dalla guerra è coordinata dalla fondazionePristaniste:grazie alle donazioni, offre ai suoi ospitialloggi temporanei,beni di prima necessitàeassistenza legale e psicologica. Le circa 600 persone che hanno finora soggiornato presso Budva hanno ricevuto supporto da volontari montenegrini, russi e ucraini che hanno preso parte al progetto, spesso dopo aver beneficiato loro stessi dei servizi di accoglienza. Insieme ai 238rifugiatiucraini e ai 284 esuli russi, ci sono anche11 cittadini bielorussispinti ad abbandonare il Paese a causa della crescente repressione dei diritti umani operata dal Governo di Aleksandr Lukashenko. «Tra queste persone non ci sono stati conflitti – racconta aLa SvoltaSofia Shaidullina, volontaria che si occupa delle pubbliche relazioni – Sì, tutti i russi si sentono in colpa nei confronti degli Ucraini 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma è per questo che abbiamo creatoPristaniste, perpromuovere l’idea che questaguerraè una calamità condivisa da tutti noi». A Budva, gli ospiti ricevono consulenza legale perottenere protezione temporaneacome rifugiati e permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Ma un requisito fondamentale per essere accolti presso questa comunità ècondividere il rifiuto dell’aggressionerussa, spiega la volontaria: «È strano, ma spesso ci troviamo di fronte a casi in cui sono gli Ucraini ad aiutare i Russi. Quando abbiamo iniziato, non potevamo immaginarlo». Chi arriva in Montenegro e rivolge la propria richiesta di aiuto aPristanistericeve una scorta di cibo iniziale e una scheda telefonica.In seguito, può accedere ad attività di formazione pertrovare lavoro,mentre le famiglie possono chiedere diinserire i figli all’interno di un percorso scolastico. Secondo quanto riporta l’associazione, nel 2022 ilcosto dell’istruzionedei 22 bambini coinvolti nel progetto contro la dispersione scolastica è costato 60.000 euro. Tra i cittadini ucraini c’è Nastya, fuggita con il suo bambino Maxim da Dnipro ad aprile e arrivata in Montenegro a luglio. Come lei, i profughi che si sono ritrovati a Budvaguardano con incertezza al futuroe trovano supporto nel confronto con gli altri ospiti: «All’inizio non sapevo che questa fondazione fosse organizzata anche da russi, manon voglio e non posso giudicare le persone in base alla loro nazionalità.Alcuni individui sono responsabili di ciò che sta accadendo nel mio Paese, ma tutti gli altri potrebbero non avere nulla a che fare con questo». Uno degli obiettivi della fondazione è, d’altra parte, superare la fase di assistenza dovuta all’emergenza erendere gli ospiti socialmente integrati. «Questa guerra finirà – spiega la fondazione – Dopodiché, i 2 popoli confinanti dovranno riallacciare i legami spezzati e ristabilire la fiducia reciproca. In questo momento sembra impensabile, eppureogni giorno vediamo esempi di come le persone si avvicinano l’una all’altra».

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