Che in Italia vi siano forti differenze territoriali non è una novità: una grande spaccatura si riscontra, inevitabilmente, anchenegli stipendi deilavoratoridipendenti. Secondo l’analisicondotta dalCentro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne,la provincia dove si guadagna di più è quella di Milano, con un valore pro-capite, nel 2021, di30.464,86 euro(quasi il doppio di Torino, che si ferma a 15.424,47 euro). All’ultimo posto invece troviamo la provincia di Rieti con 3.317,55 euro. La media nazionale è di 12.473 euro a lavoratore, il che significa che lo stipendio medio in provincia di Milano è di2,5 volte superiore alla media. Basti pensare che nella provincia autonoma di Bolzano, che si colloca al secondo posto, lo stipendio medio pro-capite è di 18.942,08 euro, poco più della metà del capoluogo lombardo, mentre la terza posizione è occupata da Bologna, con 18.628,65 euro. Sono numerose le differenze a livello territoriale. Bisogna però tener conto di diversi fattori: se si considera il reddito da lavoro dipendente pro-capitele ultime 30 posizioni– a eccezione della provincia di Rieti –sono occupate da province meridionali. Se, invece, si analizza l’incidenza percentuale del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile, allora la situazione cambia: nelle ultime 30 posizioni troviamo ben 10 province del Centro Nord, con Rieti che si conferma all’ultimo posto. A Milano il reddito da lavoro dipendenterappresenta il 90,7% del reddito disponibile, mentre a Rieti il 23,9%. Bisogna, però, considerare anche ilpotere d’acquistodelle diverse città italiane, non è un caso cheMilano sia una delle città più care del Paese. La media nazionale è di 63,1%, tenendo conto anche delle varie differenze tra città metropolitane e province. Viene, quindi, meno – in questo caso – la tradizionale dicotomia tra Nord e Sud. Un altro aspetto approfondito dall’analisi riguarda la variazione di percentuale degli stipendi tra il 2019 e il 2021. Il maggior incremento nelle retribuzioni si registra nella provincia diSavona (+14,3%), di Oristano (+11,8%) e del Sud Sardegna (+11,2%). A Milano, Parma e Savona gli stipendi hanno subìto un incremento di circa 1.000 euro nel triennio 2019-2021. Su 107 province, ben 22 hanno registrato un decremento: in questo senso, al primo posto troviamo Sondrio (-13,0%), seguita da Venezia (-8,2%); in queste province, ogni lavoratore ha perso, in tre anni, circa 312 euro. Tra le altre troviamo anche Firenze, Biella, Aosta o Lecco. In media, dal 2019 al 2021,in Italia gli stipendi sono aumentati del 2,5%, per un valore di 301 euro a testa. Nonostante questo,i salari italiani sono tra i più bassi in Europa, anzi, tra tutti i Paesi appartenenti all’Unione europea, l’Italia è l’unico Stato chedal 1990 non registra un incremento significativo dello stipendio medio. Dal 1990 al 2020 il salario medio annuo ha avuto unadiminuzione del 2,9%, di contro Paesi come la Francia e la Germania hanno registrato un aumento di oltre il 30%. Tenendo conto dei dati forniti daEurostat, la retribuzione annua lorda (Ral) in Italia è mediamente di 29.500 euro, mentre la media europea si attesta a 33.500 euro.
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