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Caso Dahl: cambiare il testo dei libri? Non è una novità

 

Isocial, o quanto meno la mia bolla che, essendo io un editore, è piena zeppa di scrittori, lettori e appassionati di libri, èin rivolta. Il motivo è la notizia che lenuove edizioni dei libri di Roald Dahl,edite daPuffinnel Regno Unito, sono stateaffidate a deisensitivity readerper rivedere i testi e renderli piùinclusivi. Roald Dahl, gallese, è stato uno degli scrittori di libri per ragazzi di maggior successo del secolo scorso. Autore di una ventina di romanzi e di numerosissimi racconti, i suoi libri sono stati spesso oggetto di adattamenti cinematografici:Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Streghe, Matilda 6 mitica, GGG Il grandegigante gentile,solo per citare i più famosi. Le modifiche apportate ai testi,secondo un articolo delTelegraph-riportato anche dalGuardian-comprendonosostituzioni di parole, aggiunte di piccole porzioni di testo,riscritturadi brevi periodi. La parola“fat”(grasso, ciccione) è stata completamenterimossa, sostituita con alternative capaci di esprimere un concetto simile: per esempio, il personaggio Augustus Gloop inCharlie e la fabbrica del cioccolatoviene ora definito “enorme”. Rimossa anche la parola “brutto”: la signora Sporcelli inGli Sporcellinon è più “brutta e bestiale” ma solo “bestiale”. In un passo diLe streghe- premioBancarellino, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Zemeckis – nel paragrafo in cui si diceva che le streghe erano calve e indossavano una parrucca, è stata aggiunta una riga per spiegare che “ci sono molte ragioni per cui una donna può indossare una parrucca e non c’è nulla di male”. Un’altra parola che è stata rimossa è “femmina”. In Matilda la signorina Spezzindue non è più una “formidabile femmina” ma“una formidabile donna”. La figura delsensitivity readerè emersa di recente nell’editoria americana e britannica. Si tratta dilettorispecializzati nella valutazione delle opere dal punto di vista del rispetto di minoranzee persone:l’idea alla base è che alcuni termini possono offendere una parte dei lettori. Parole come “ciccione” sono spesso usate con più leggerezza, eppure feriscono. Questa attenzione ha indubbiamente unaspetto strettamente commerciale – meno persone offendo, meno lettori perdo –ma anche educativo. Rientra in quel grande calderone delpolitically correctche così spesso viene orgogliosamente disdegnato, ma di cui, vista la scarsa educazione con cui ci confrontiamo ogni giorno, sembra esserci sempre più un disperato bisogno. Quando i libri sono dedicati a un pubblico di bambini il problema diventa ancora più delicato. Perché se un adulto leggendo Mark Twain puòcontestualizzare l’opera al suo tempoe valutare che lo scrittore americano trattava le persone nere tutto sommato meglio dei suoi contemporanei,un bambinotra i 6 e i 10 anni – come sono classificati i libri di Dahl –non ha questa capacità di giudizio. E se un personaggio cattivo viene connotato negativamente definendolo “ciccione”, quello che resta al bambino è che la qualità degli esseri umani è inversamente proporzionale al loro peso. Certo, il libro può essere letto in compagnia di un adulto che spiega bene il problema o può essere accompagnato da un’introduzione o da note a piè di pagina; e del resto quale bambino si lascerebbe sfuggire una nota che gli spiega i valori etici nel mezzo della lettura di un bel testo avvincente? Ma la domanda naturalmente si pone:è lecito riscrivere opere letterarie per adattarle ai gusti moderni?La risposta, nella mia bolla, è quasi invariabilmente no. Alcuni ritengono chesolo gli autori abbiano diritto di modificare il proprio testo(idea che come editore mi fa sorridere) o quantomeno che debbano poter approvare le modifiche (e questo certamente). È una novità il fatto che i testi vengano modificati per adattarli ai tempi o a nuove sensibilità?Certamente no. QuandoAgatha Christiepubblicò uno dei suoi romanzi più famosiTen Little Niggers, nel 1939, accettò di buon grado che nell’edizione americana il titolo fosse cambiato inAnd Then There Were None,perché già allora lan wordrisultava offensiva. Solo nel 1964 anche l’edizione inglese cambiò titolo, sempre col consenso dell’autrice, inTen Little Indians,che è il titolo con cui lo conosciamo oggi in Italia (Dieci piccoli indiani) Del resto,se l’alternativa è veder sparire il proprio libro dagli scaffali, perché non acconsentire a qualche modifica?Nessun autore importante è arrivato alla fama senza passare sotto i ferri di un buon editor che l’ha aiutato a sistemare il proprio lavoro e a correggere gli errori: quindi, in genere, gli scrittori hanno un’idea della sacralità del testo molto meno rigida di quanto possano avere lettori o filologi. È più antipatico, certo, quando l’autore non può pronunciarsi in merito.Roald Dahlè morto nel 1990 e i diritti delle sue storie sono ora di proprietà di una società che è stata acquistata da Netflix,che naturalmente è stata parte del lavoro e lo ha approvato. SiaPuffinche laRoald Dahl Story Companyassicurano che le modifiche, discusse con l’agenziaInclusive Minds, che si occupa di linguaggio inclusivo nella letteratura per ragazzi, sono “piccole e decise con molta attenzione”. Per noi, tra l’altro,questo fenomeno accade in continuazionesenza che ce ne rendiamo conto,perché i bestseller anglofoni vengono tradotti e poi ritradotti, e ogni traduzione viene adattata ai tempi. La frase di Matilda citata prima, la “formidable female”, nell’edizione italiana (Salani1995) è tradotta “un donnone davvero colossale”. Ma in realtà anche sui testi originali è sempre avvenuto:Puffinassicura che i testi vengono regolarmente rivisti a ogni nuova edizione con piccoli adattamenti al linguaggio corrente. La domanda se sarà ancora possibile leggere ancora la versione originale di Dahl, mi sembra quindi mal posta, perchénemmeno le edizioni precedenti erano la versione originale.Per trovarla occorre cercarsi la prima edizione, e se è vero che Dahl è morto da poco e quindi bisognerà aspettare ancora quasi quarant’anni per poter avere edizioni filologicamente corrette parallele a quelle ufficiali che la ripropongano esatta parola per parola, è anche vero che esistono le biblioteche.

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