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Usa: le donne guidano la ripresa post-pandemia

 

Ricordi imesi precedenti alla pandemia? Stando aidatidiffusi dal Governo statunitense,a gennaiola partecipazione delle donne alla forza lavoroè tornata a quei livelli:molte hanno recuperato il terreno perso durante la recessione causata dalCovid-19, periodo in cui sono state più colpite dalla perdita di impiego, anche se i guadagni non sono stati distribuiti in modo uniforme. SecondoilWashington Postl’aumento dei costi e lemodalità di lavoro più flessibilie a distanza, hannoattirato le donne,in particolare le madri, a rientrare nel mondo del lavoro. Molte l’avevano lasciato, in tempo di pandemia, per via dellerestrizioni che costringevano i figli a seguire lelezionida casa, o impedivano di portarli altrove durante il giorno. A differenza delle altre recessioni moderne, che hanno colpito in modo sproporzionato i settori a prevalenza maschile come l’edilizia e l’industria manifatturiera, stavolta a essere più penalizzati sono stati i settori a maggioranza femminile: l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la vendita al dettaglio, l’accoglienza. Ma, dopo aver sopportato il peso maggiore della pandemia, con le perdite di lavoro che hanno riguardato principalmente la loro categoria,le donne stano rientrando a tassi molto più alti rispetto agli uomini, che devono ancora recuperare terreno rispetto ai livelli pre-pandemia (pur registrando una percentuale più elevata rispetto alle donne: 88,5%). Rispetto al minimo registrato nell’aprile 2020,il tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro è aumentato di 3,4 punti percentuali, mentre per gli uomini di soli 2,1 punti percentuali, spiega ilWp.Questo rientro di massa segna un’inversione di tendenza rispetto al 2020 e al 2021: gli economisti temevano che la forte perdita di occupazione avrebbe avuto un impatto più duraturo sulle donne, che hanno dovuto sobbarcarsi anche i compiti di cura più della controparte maschile. Manegli Stati Uniti le cose stanno tornando alla “normalità”. Escludendo la parentesi della pandemia, che ha interrotto la tendenza positiva,la percentuale di lavoratrici di età compresa tra i 25 e i 54 anni è costantemente aumentatanegli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, al contrario degli uomini, il cui tasso di partecipazione è diminuito costantemente nello stesso periodo:nel 1953 era il 39%,oggi è il 76,9%. Durante il Covid-19, quando le donne hanno perso 2 milioni di posti di lavoro in più rispetto agli uomini (13,6 milioni vs 11,9 milioni) la percentuale delle lavoratrici è aumentata in modo significativo solo ad autunno 2021: è in quel periodo che la gran parte dellescuoleha ripreso le lezioni. In una serie di interviste a una dozzina di donne, è emerso che molte si sono reinserite nel mondo lavoro in seguito all’alleggerimento delle restrizioni dovute alla pandemia, come la “nostra” didattica a distanza. Anche le spese sanitarie impreviste hanno contribuito a creare un’urgenza che prima era meno percepita. Gli economisti del lavoro non si spiegano cosa stia determinando esattamente questo cambiamento, spiega ilWashington Post, ma è possibile che la tecnologia a distanza abbia svolto un ruolo nella creazione di nuove opportunità per le donne, in particolare per le madri più giovani. Il think thankCenter for American Progress,spiegaNbcNews, ha stimato che nel dicembre 2022lavoravano993.000 madri in piùrispetto all’anno precedente. Ledisparità, però, sono ancora un tema primario: anche se le donne tornano a lavorare, devono affrontare le stesse sfide precedenti alla pandemia. Inoltre, iguadagnioccupazionali delle donne, riportaNbcNews,non sono stati distribuiti in modo uniforme:chi ha un livello di istruzione inferiore continua ad affrontare ostacoli sproporzionati nella ricerca di un lavoro.

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