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Cina: la nostra privacy è a rischio?

 

I prodotti cinesi continuano a incombere sulla privacye, dopo alcunicollege americaniche vietano l’uso di TikTok per garantire la sicurezza degli studenti,giornalisti spiatidallo stesso social, sempre piùboicottato dagli Stati federalistatunitensi, ora è il turno delle telecamere di sorveglianza in Australia. Del resto, siamo ormai consapevoli, o almeno dovremmo esserlo, che come ha mostratol’inchiesta dell’Associated Press, dal periodo post-Covid siamo tuttiimmersi in un enorme Grande Fratello, e i nostri dati sono stati usati non solo per tracciare i contagi ma, anche, persorvegliarci. Ma se questa operazione sfugge dal controllo, ecco che iniziano i problemi. In Australia, infatti,le videocameremade in Chinasaranno rimosse da tutti gli edifici del governo australianoperché, come ha dichiarato il ministro della difesa australiano, Richard Marles, questi dispositivi potrebbero rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza nazionale. Il ministro della Cybersicurezza australiano, James Paterson, ha dichiarato: «Non possiamo sapere con certezza se le informazioni sensibili come sono immagini e audio che vengono registrati da questi dispositivinon vengano segretamente trasmessi in Cinacontro gli interessi dei cittadini australiani». I dispositivi colpiti dal provvedimento australiano sono quelli prodotti dalle aziendeHikvisioneDahua,entrambe partecipate dal governo cinese, che si trovano installati in più di 200 edifici governativi australiani, di cui almeno anche nel Dipartimento della Difesa. Hikvision ha fatto sapere che tutto ciò è “categoricamente falso” perché non si può accedere ai dati video degli utenti finali, e trasmetterli a terzi. Il timore è che la legge cinese sulla sicurezza nazionale possa essere utilizzata per costringere qualsiasi organizzazione, o anche semplice cittadino, a“sostenere, assistere e cooperare con l’attività di intelligence dello Stato” del “Paese di mezzo”. A novembre ilRegno Unito aveva già bloccato l’installazione di qualsiasi nuovo dispositivoprodotto da Dahua e Hikvisiona causa di “problemi di sicurezza”; nello stesso mese anche gliStati Uniti hanno hanno vietato l’importazione di nuove apparecchiature di comunicazione di 5 aziende cinesi,tra cui la Dahua e Hikvision. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato: «speriamo che l’Australia crei un ambiente di mercato equo, giusto e non discriminatorio per le impresi cinesi». Eppure, lo spionaggio cinese non si è fermato e recentemente si è mosso su palloni spia volanti. In Italia le telecamere Hikvision erano finite al centro di un’inchiesta Rai diReport:alcune telecamere installate nel sistema di videosorveglianza comunicavano tra di loro scambiandosi datie, quando connesse a internet, avviavano una connessione con un server esterno dell’azienda produttrice, il cui 42% delle quote è in mano al Governo cinese. Dopo loscoop diReportanomalie simili erano state segnalate anche all’Aeroporto di Fiumicino, dove 45 milioni di persone fanno scalo ogni anno. La soluzione, quindi, è bandire i social e rimuovere le telecamere?

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