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Quando le discariche diventano miniere

 

Trasformare le discariche in miniere:è l’idea alla base delland mining, l’operazione di ricerca ed estrazione di materiali pregiati dai vecchi rifiuti. E che ora, grazie aGreenup-società del gruppoInnovatec-arriva anche in Italia. Gli scavi sono a Bedizzole(Brescia), dove i compattatori recuperano materiali nella discarica della città, per riutilizzarli nei processi del ciclo dei rifiuti.Acciaio, inox, gomma di pneumatici,grandi quantità diramedi cavi elettrici,alluminio, zinco,solo per citare quelli tipici delle auto e che si trovano nella vasca A della discarica, dove sono stati gettati dal 1999 al 2003 circa 800.000 metri cubi dirifiuti. «Unprocesso di innovazionedella filiera dei rifiuti che oggi può diventare realtà grazie a macchinari e tecnologie fino a pochi anni fa non presenti nella filiera tecnologica – spiega l’Amministratore Delegato diGreenup,Flavio Raimondo- Oggi riciclare è diventato un tema centrale per le imprese e per la società italiana, insieme con altri argomenti correlati come il costo dell’energia, la scarsità delle materie prime, il meccanismo perverso dell’inflazione: fenomeni diversi che hanno concorso insieme a creare una pressione fortissima sul sistema produttivo. La nostra azienda dà risposte proprio a queste domande, per esempio trovando materie prime dai rifiuti». E d’altronde, l’invito a frugare nel passato allaricerca di materialiutili è giunto anche dall’Unione Europa, che punta all’urban mining(estrazione urbana) per svincolarsi dalla dipendenza delle materie prime importate e sopperire al progressivo esaurimento delle stesse. Non a caso, l’Ue ha lanciato già nel 2015 un progetto ad hoc, ilCritical Raw Material Recovery Projectcon l’obiettivo di studiare i processi direcupero di materie prime e metalli preziosi(ne troviamo traccia anche nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche). Oggi questi processi giungono anche dalla ricerca nellediscariche, nell’ottica di implementare politiche d’impresa green che le stesse aziende ritengono fondamentali. Eppure, secondo il primoOsservatorio sulla Clean Technology nelle imprese italiane- commissionato daInnovatecaEumetra -la maggioranza delleaziende(l’83% sul totale di 800 imprese attive nel settore dell’industria, dell’edilizia, del commercio e della ristorazione)non ha adottato politiche in materia di sostenibilità.Il 45%, invece, ha dichiarato di aver investito nel settore, mentre il 55% che investirà in futuro per la crescita del proprio business. «La faccia brutta – ha commentato il Presidente diInnovatecElio Catania- è che metà delle aziende intervistate è indietro sull’innovazione ambientale. La faccia bella è che più della metà delle imprese èconsapevole della propria inadeguatezza».

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