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Oggi è la Giornata Mondiale Contro le Mutilazioni Genitali Femminili

 

“Lemutilazioni genitali femminilirappresentano la manifestazione di una profonda e radicata disuguaglianza di genere, che domina le società in cui sono praticate. In alcune è considerataun rito di passaggio,in altre è unprerequisito per il matrimonioo è attribuita a credenze religiose. In altre parole, questa usanza costituisce unsimbolo identitario”.Le parole dell’Onupesano come un macigno nellaGiornata Internazionale di Tolleranza Zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, quando ancora4,3 milioni di ragazze -secondo i dati diffusi daUnicefeAmref-rischiano di subire questa pratica. Si prevede che,entro il 2030, la cifra raggiungerà quota 4,6 milionia causa dei conflitti esistenti, del cambiamento climatico, della crescente povertà e delle disuguaglianze che continuano a ostacolare gli sforzi per trasformare le norme sociali e di genere e proteggere bambine, ragazze e donne da una pratica che prevede la rimozione, totale o parziale, degli organi genitali femminili esterni. Nel 2021, 15 dei 31 Paesicon dati disponibili sulle mutilazioni genitali femminilieranoalle prese con conflitti, povertà crescente e disuguaglianze: circostanze chehanno aggravato la condizionedelle ragazze più vulnerabili ed emarginate. In questi Paesi, nello stesso anno, il 34% delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha subito questa pratica: una diminuzione rispetto al 41% del 2011. SecondoAmref, la più grande organizzazione sanitaria africana senza fini di lucro,l’Africa è il continente in cui il fenomeno è più diffuso: qui si registrano91,5 milioni di vittime tra le ragazze di età superiore a 9 anni. ”Mancano solo 8 anni al raggiungimento dell’obiettivo globale di eliminare le Mgfe un’azione ben finanziata da parte di un gruppo eterogeneo di soggetti interessati può porre fine a questa pratica dannosa”, spiegano in un comunicato congiunto Natalia Kanem, Direttrice Esecutiva delFondo delle Nazioni Unite per la Popolazione(Unfpa) e Catherine Russell, Direttrice generale dell’Unicef(Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia). L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibileadottata da 193 Paesi dell’Onu, inclusa l’Italia, prevede infatti di eliminare questa e altre pratiche nocive alle bambine, comei matrimoni precoci. I progressi ci sono, perché “oggi, rispetto a 30 anni fa, una ragazza ha circa un terzo di probabilità in meno di essere sottoposta a mutilazioni genitali femminili”, spieganoUnicefeUnfpa, ma sono ancora troppo lenti. Negli ultimi 20 anni, sarebberoalmeno 200 milioni le ragazze e le donne in vita che hanno subito mutilazioni genitali femminili, ma la percentuale di coloro che si sono opposte alla pratica è raddoppiata. Sta crescendo anche la medicalizzazione della pratica, secondoUnicef, perchécirca 1 ragazza/donna su 4, ovvero 52 milioni in tutto il mondo,l’ha subita per mano di personale sanitario, e tra le adolescenti la proporzione è due volte più alta. In alcuni Paesi, però, lemutilazioni genitali femminili sono ancora quasi universali:circa il 90% delle ragazze in Gibuti, Guinea, Mali e Somalia le subiscono. Le Mgf rimangono molto diffuse in Nigeria, dove si registra il terzo numero più elevato di donne che sono state sottoposte a mutilazioni genitali nel mondo, con un numero stimato di 19,9 milioni di sopravvissute.InKenya, negli ultimi 30 anni, l’età media in cui ci si sottopone alla pratica è scesa da 12 a 9 anni. Ma dal 2009 l’attività diAmref, che si impegna nella lotta contro le Mgf ancheinTanzania, ha salvato circa 20.000 ragazzetra questi 2 Paesi. L’organizzazione – che opera anche in Etiopia, Uganda, Malawi e Senegal – si impegna a fornire gli strumenti affinché le comunità scelgano di intraprendere “Riti di Passaggio Alternativi”, senza alcuna forma di “taglio”. «È legata al matrimonio precoce forzato in molte comunità – spiega Vania Kibui,Africa Regional Policy LeaddiAmref Kenya, venuta in Italia lo scorso novembre a parlare della prevenzione e del contrasto alle mgf – In Kenya la prevalenza è circa del 20%» nel 2021, ma è diminuita del 7% rispetto al 2014. Dal 2009, nella sola contea del Kajiado, inKenya, la pratica èdiminuita del 24%grazie al lavoro diAmref. A dicembre, nella scuola elementare di Maparasha, ha permesso a 420 bambine e ragazze di partecipare alla cosiddetta“notte delle candele”,che sostituisce le Mgfmantenendo il carattere solenne e simbolico della cerimonia ed eliminando il ricorso a ogni tipo di violenza. Uomini e ragazzi, “alleati preziosi in questo sforzo”, sempre più spesso si trovano a sfidare “le dinamiche di potere all’interno delle loro famiglie e comunità e sostengono le donne e le ragazze come agenti di cambiamento”. Il Programma congiunto globale dei due Fondi Onu per l’eliminazione delle Mgf ha sostenuto negli ultimi 5 annioltre 3.000 iniziativeche hanno coinvolto uomini e ragazzi per porre fine a questa pratica, e si sta registrando una significativa opposizione di questa fetta di popolazione in diversi Paesi.L’Etiopia, uno dei Paesi con il più alto tasso di Mgf nel mondo, ha ancheun’elevatissimaopposizione maschile alla pratica: circa l’87%, secondo una recente analisi dell’Unicef. Il fenomeno migratorio, inoltre, ha reso le Mgfun problema di interesse globale: più di 600.000 donne e ragazze che le hanno subite vivono in Europa. Secondole stime più recenti, relative al 2018,in Italiale donne tra i 15 e i 49annisottoposte a questa pratica sono circa87.600, di cui 7.600 minorenni (sono il 9%). La maggior parte proviene da Somalia, Mali, Burkina Faso e Sudan. Altre 4.600 sono a rischio.

Redazione

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