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ChatGPT: nemico – amico delle ricerche

 

Per l’ennesima volta dalla sua nascita, il softwareChatGPTha dato vita a un’altra occasione di dibattito, scuotendo gli animi degli scienziati e scienziate di tutto il mondo. Ilchatbotcreato daOpenAi- organizzazione di ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale- sta diventando pervasivo anche nel campo della ricerca scientifica e accademica. E adesso emerge la prospettiva secondo la quale il software sia in grado diprodurre intere ricerche scientifichecompletamente da zero, partendo da alcune informazioni di partenza fornite dall’utente. Per questo motivo,alcune pregiate riviste stanno vietando l’utilizzo diChatGPTper la produzione delle loro pubblicazioni scientifiche. Esponenti della rivistaSpringer Nature,per esempio, hanno affermato che “Il software non può essere accreditato come autore in articoli pubblicati nelle nostre riviste”. Ma a fare scalpore è la decisione della principale rivista scientifica statunitenseScience,il cui caporedattore Holden Thorp – attraverso uneditoriale- ha vietato l’utilizzo del chatbot, spiegando che “Lemacchinesvolgono un ruolo importante, ma come strumenti per le persone che pongono ipotesi e progettano esperimenti. Ilprodotto delle ricerche deve provenire dal meraviglioso computer nelle nostre testeed essere espresso da esso. Non permetteremo aChatGPTdi essere autore delle nostre pubblicazioni”. Tuttavia, se da un lato viene vietato, dall’altro se ne evidenziano ibenefici:The conversationha condotto unostudiosulla produzione di riviste scientifiche da parte diChatGPTe ha ottenuto notevoli risultati. È stato chiesto all’intelligenza artificiale diOpenAidigenerare le 4 parti standard di uno studio accademico:argomento di ricerca, revisione della letteratura scientifica precedente, set di dati disponibili e suggerimenti per test o esami. Infine, è stata fatta una richiesta più complessa, aiutando il software con informazioni scientifiche supplementari:immaginare di dover pubblicare la ricerca in una “buona rivista finanziaria”. Una volta elaborato il risultato, alcuni scienziati finanziari hanno revisionato attentamente il contenuto, restandone sorpresi: “Dimostriamo, sulla base dell’output generato  -  scrive il gruppo di ricerca – cheChatGPTpuò aiutare in modo significativo nella ricerca finanziaria.In linea di principio, questi risultati dovrebbero essere generalizzati nei vari settori di ricerca. Ci sono chiari vantaggi per la generazione d’idee e l’identificazione dei dati”. SecondoThe conversationquindi, l’intelligenza artificialepuò produrre ricerche scientifiche al pari di quelle condotte da prestigiosi istituti di ricerca mondiali, ma ci sono alcuni dubbi:ChatGPTè particolarmente ferrato nel recepire una serie di testi esterni-  contenuti in un mastodontico database da miliardi di parole  –  per poi adattarli e collegarli tra loro. Ma nonappena il processo concettuale diventa più complessoed è necessario elaborare molte più informazioni,il software sembra disorientarsi. Queste limitazioni vengono superate solo con l’aiuto di scienziati umani. Ci sono poi delle implicazioni etiche da fronteggiare. Intanto bisogna precisare che il software è un artificio tecnico e così deve essere considerato: non possiede cognizioni umane e va prestata molta attenzione al suo utilizzo. Molto spesso poi,in rete circolano ricerche scientifiche poco trasparenti- spesso contengono dati falsi e sono totalmente plagiate  – o sono oggetto di ritrattazione. SeChatGPTprelevasse dal web anche queste ricerche per poi agglomerarle nel totale delle sue elaborazioni, questo sarebbe un problema non da poco. A fronte di tutto ciò, quindi, la rivista sostiene che il mondo della ricerca dovrebbe vedere ilchatbotcome un eccellenteaiutantee non come una minaccia. Il suo utilizzo insomma, deve esseresempre accompagnato da figure umane. ChatGPTresta uno strumento importante e sta coinvolgendo sempre di più anche l’istruzione scolastica: gli studenti possono fare nuove esperienze con l’intelligenza artificiale e apprendere conoscenza scientifica, ma seguendo la linea del ragionamento precedente, vanno sempre guidati dagli insegnanti. Alcuni docenti lo stanno già adoperando per la produzione del materiale delle lezionio per creare verifiche, ma sono consapevoli che si tratta di artifici programmati ad hoc per eseguire certe procedure automatiche e l’abbraccio verso la tecnologia resta molto cauto, ma ambizioso.

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