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Lione: lo smog sta avvelenando una scuola

 

La mattina del 2 febbraio i genitori degli studenti e delle studentesse dellascuola primaria Michele Servethanno organizzato un sit-in davanti al tribunale di Lione per protestare contro glialti livelli d’inquinamento nell’area della scuola. Per capire il motivo della protesta, basta cercare la scuola primaria su Google Maps. La prima cosa che salta all’occhio, infatti, è lavicinanza con ilTunnel de la Croix-Rousselungo circa 2 km. La scuola, infatti, è posizionata proprio all’uscita est del Tunnel cheogni giorno è attraversato da circa 50.000 veicoli. Per questo, i genitori dei bambini e delle bambine che frequentano la scuola primaria,sostenuti daGreenpeace France, hanno deciso diportare il caso in tribunale. I genitori, oltre alriconoscimento del danno moralecausato dall’angoscia di sapere i figli e le figlie in una scuola che non assicura livelli minimi di sicurezza, chiedono anche che sianoriconosciuti i dannirispetto alle condizioni di vita dei bambini e delle bambine. Alcune testimonianze rivelano ladrammaticità delle condizioniin cui sono costretti a vivere questi studenti. Francois Laffourge, che ha avviato l’appello, in un’intervista a Le Figaro ha affermato che «la loro salute è seriamente compromessa.Nelle stanze che non possono essere ventilate,la temperatura sale fino a 35 gradiin primavera e in estate». Inoltre, da quando sono stati installati sensori per misurare i livelli d’inquinamento, le letture confermano chei tassi sono molto lontani dalle soglie autorizzate. Per questoil cortile più vicino al tunnel è stato chiusoe ora, ha spiegato un altro genitore sempre a Le Figaro, «i bambini devono dividersi in due cortili, uno dei quali è una fornace in estate». Le aule che si affacciavano sul tunnel sono state spostate e ora queste stanze,le cui finestre non possono essere aperte, ospitano la biblioteca e i computer.Inoltre, per dare un’idea della gravità della situazione, esiste unprotocollo specifico per questa scuola: ogni mattina il pavimento viene inumidito per catturare la polvere inquinante e impedirne la dispersione nell’aria. Una situazione estremamente complicata, insomma, chenon è purtroppo un caso isolato. Basta pensare che solo pochi mesi fa, il 21 ottobre,si è tenuta laStreet for Kids, una giornata di protesta in cui migliaia di bambini e bambine in tutta Europa sono scesi in piazza perchiedere più strade scolastichee lanciare la petizione “Basta aria inquinata intorno alle scuole”. Secondo un rapporto del 2018 dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità)il 93% dei bambini e delle bambine nelle città d’Europa respira aria inquinata a livelli considerati criticidal momento che i loro polmoni non sono ancora del tutto sviluppati. Oltre al rischio di causare danni permanenti, l’esposizione prolungata può provocareasma, malattie respiratorie croniche, ritardo nella crescita, ansia, depressione e scarsa capacità di concentrazione. In Italia la situazione non è migliore, anzi. Secondo il rapporto del 2021 diOpenpolis,1 scuola su 5 in Italia si trova in prossimità di fonti d’inquinamento atmosferico. La quota più alta è quella della Valle d’Aosta, con il 52,9% delle scuole in aree inquinate con a seguire Molise e Piemonte. Si tratta di un tema, dunque, estremamente attuale, che riguarda la vivibilità delle città ma che colpisce in particolare i e le più piccolә.

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