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Nel 2022 decine di migranti imprigionati in traghetti dall’Italia alla Grecia

 

Sul ponte di una nave diretta in Grecia i turisti sorseggiano una bibita fresca, respirando a pieni polmoni l’aria di mare, e scrutando l’orizzonte per vedere la costa di arrivo.Ma, sottocoperta, il clima è completamente diverso: le testimonianze, le fotografie e i video raccolti dal collettivo d’inchiesta belgaLighthouse Reportshanno rivelatouna pratica di respingimento meno nota, in cui le navi private verrebbero utilizzate per riportare illegalmente indietro i richiedenti asilo imprigionandoli in quelle che sembrano delle“prigioni segrete”. Sarebbe successo a richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq, sottoposti a questo trattamento negli ultimi 12 mesi (2022). L’inchiesta è stata realizzata in collaborazione con il sito di news franceseSRF Investigativ, la rivista politica tedescaARD Monitor, l’emittente qatarinaAl Jazeera, che ha ricostruito la vicendain un video, il quotidiano italianoDomanie l’organizzazione greca senza scopo di lucroSolomon. A fine gennaio hanno pubblicatole prove materiali che mostrerebbero come una pratica di rimpatrio illegale e disumana,già condannata nel 2014 dauna sentenzaCorte europea dei diritti dell’uomo,non si sia mai realmente fermata, nonostante le autorità italiane continuino a sostenere il contrario. In base a un accordo bilaterale tra i Governi italiano e greco, in vigore dal 1999, l’Italia può rimpatriare i migranti privi di documenti arrivati​​dalla Grecia, ma questo metodo non può essere applicato ai richiedenti asilo. Eppure, a loroverrebbe impedito «l’accesso al territorio, in violazione di tutte le regole e con procedure informali», ha spiegato aLRl’avvocata per l’immigrazione Erminia Rizzi. Secondo l’inchiesta, infatti, le persone che rischiano la vita nascondendosi sui traghetti diretti a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi si vedono negare l’opportunità di chiedere asilo. I “respinti” – etra loro ci sarebbero anche bambini -vengono poi trattenuti al porto, e successivamenterichiusi in gabbie di metallo o stanze buie nelle navisu cui sono arrivati. A volte, spiegaLighthouse Reports, anche per più di un giorno alla volta. I dati ufficiali greci parlano di più di 230 persone rimpatriate dall’Italia nei 2 anni precedenti (2020-2022), ma la cifra reale potrebbe essere più alta, secondo i gruppi per i diritti umani. Nel corso di numerosi viaggi tra l’Italia e la Grecia a bordo di navi commerciali di proprietà del gigante greco di traghettiAttica Group, i giornalisti avrebbero fotografato i siti usati per trattenere i migranti, talvoltaammanettatia scaffali di metallo, a bordo dellaSuperfast Ie dellaSuperfast II: le riproduzioni grafiche mostrano come queste “aree di detenzione” si troverebbero in luoghi non distanti dalle zone affollate dai turisti o dalle loro automobili. Nella prima imbarcazione, le persone verrebbero trattenute in una gabbia di metallo con un pezzo di cartone sul pavimento, nel locale garage su uno dei ponti inferiori, un luogo che “diventa estremamente caldo durante i mesi estivi”. Un uomoafghanoha raccontato di essere stato trattenuto qui, sullaSuperfast I,in una stanza «lunga 2 metri e larga 1,2 metri», dotato solo di «una bottiglietta d’acqua e niente cibo». SullaSuperfast II,i richiedenti asilo sarebbero stati tenutiin una stanza adibita ai bagagli. Una fotografia ne mostra uno ammanettato a dei tubi di metallo, gli stessi ripresi in un filmato registrato dai giornalisti che hanno potuto verificarne l’esistenza. Secondo l’inchiesta,3 minorisarebbero stati rimpatriati dall’Italia alla Grecia nello stesso modo. Baloosh, un diciassettenne afghano, ha detto che è stato rispedito in Grecia in barca: «Non mi hanno chiesto nulla della mia richiesta di asilo o altro». Su un altro traghetto, l’Asterion II, “le persone sono rinchiuse in un ex bagno con docce e servizi igienici rotti, insieme a 2 materassi”, si legge nell’inchiesta. Sulle pareti di questa stanza, attraverso una telecamera inserita nella serratura di una porta chiusa a chiave, ci sono nomi e date scarabocchiati in diverse lingue dai detenuti. Corrisponderebbero alle descrizioni fornite dai richiedenti asilo. Oltre alle testimonianze delle persone che avrebbero vissuto sulla propria pelle questi rimpatri illegali,“un certo numero di membri dell’equipaggio” avrebbe confermato i racconti, riferendosi agli spazi come a delle “prigioni”. Risultati comprovati anche da esperti legali e Ong, che in questi anni avrebbero ascoltato un gran numero di segnalazioni di questo tipo. Amnesty Internationalspiegache si tratta diuna pratica che “di fatto trasforma le navi in luoghi detentivi informali e illegali, e che si inserisce in dinamiche di respingimenti forzati, in violazione del diritto all’asilo”. L’Italia continuerebbe a “rendersi responsabile di trattenimenti illegittimi e respingimenti illegali […]Amnesty Internationalsollecita il governo italiano a interrompere qualsiasi pratica che contrasta con il diritto internazionale, e la cui applicazione si pone in grave violazione dei diritti delle persone”.

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