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Ultima generazione: no sussidi pubblici ai combustili fossili

 

Gli investimenti italiani sul combustibile fossilesono ancora troppo esosi. E il movimento ambientalistaUltima Generazionechiama alla mobilitazione. «Non paghiamo il fossile», lo slogan che dà il titolo all’ultima campagna lanciata dagli ambientalisti. Che promettono nuove azioni didisobbedienza civile. E invocano la partecipazione di tutte le realtà sensibili alle tematiche ambientali. Stavolta l’attenzione è catalizzata daifinanziamenti statali destinati a progetti di estrazione e l’abuso dei combustibili fossili. Troppi anche secondo i report di settore. UnostudiodiOil Change InternationaleFriends of the Earth US, a cui hanno collaboratoLegambienteeReCommon, ha analizzato gli investimenti compiuti dagli Stati in progetti correlati all’industria fossile. Il dato è evocativo:l’Italia si piazza sestanella classifica generale. Attestandosi così comeuno dei più grandi finanziatori mondiali di combustibili fossili, sopra a Paesi comeArabia SauditaeRussia– rispettivamente ottava e nona – storicamente avvezzi all’uso e al commercio del combustibile, grazie ai giacimenti presenti sul territorio. L’allarme era stato già lanciato daLegambiente. Secondol’undicesimo bollettinosui sussidi dannosi per l’ambiente, nel 2021, sono stati41,8 i miliardi di euro investiti in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili. Con un più 7,2 miliardi rispetto all’anno precedente. Incremento definito “ingiustificabile” vista l’emergenza climatica, energetica e sociale in corso. E che l’associazione spiega destinato ad aumentare, stando ai dati dello scorso anno. “Ad oggi – si legge nel rapporto – un solo sussidio eliminato rispetto a quelli del 2021”. Con investimenti che nel corso di un decennio, dal 2011 al 2021, sono stati pari a 213,91 miliardi di euro “destinati, direttamente o indirettamente, al settore Oil&Gas che hanno impedito lo sviluppo di almeno 13 GW/anno di fonti rinnovabili, in grado di produrre 19 TWh/anno di energia elettrica, ovvero circa il 6% del fabbisogno elettrico nazionale. Numeri che, in 11 anni, avrebbero già traghettato l’Italia all’obiettivo del 100% elettrico da fonti rinnovabili, permettendo al Paese un risparmio di consumo di gas di 4 miliardi di metri cubi all’anno, arrivando a 44 miliardi di metri cubi complessivi dopo 11 anni, pari al 59,4% dei consumi nazionali di gas». Da qui l’appello diUltima generazione. Con la chiamata a nuove azioni dimostrative, dopo gliimbrattamenti con vernice lavabile dell’ingresso del Senato, dell’opera del dito medio di Cattelan situata in Piazza Affari a Milano e la sede fiorentina del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che hanno suscitato una levata di scudi generale. «Vogliamo che chiunque riconosca questa assurdità unisca la propria voce alla nostra, per pretendere giustizia dal nostro Governo, un utilizzo dei soldi pubblici che segua l’interesse della cittadinanza e un reimpiego di tali ingenti capitali in opere produttive e lungimiranti per la tutela del futuro di chi abita oggi questo Paese e di chi lo abiterà domani», spiegano gli attivisti. «L’inerzia della favola dell’eterno progresso, la pigrizia dello sfruttamento senza limiti di risorse devono finire», è l’annuncio che effettuano chiamando in causa direttamente la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla quale chiedono conto deiproclamalanciati dai palchi degli happening ambientali più importanti, come la Cop27 dello scorso novembre.«Signor Presidente, quando parlava di finanza climatica alla Cop27 si riferiva ai 41,8 miliardi annui destinati ai combustibili fossili? Climate finance!? I vostri sono investimenti verso il collasso climatico, investimenti a mondo perduto.Signor Presidente Meloni, non paghiamo il fossile. Con la nostra nuova richiesta chiediamo lo stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili». Poi il monito: «Continueremo ad agire – fanno sapere – fino a quando questa richiesta non verrà ascoltata, e fino a quando non verrà accolta».

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