«Trovare nuove formedi finanziamento che coinvolgano il privato». È la proposta avanzata dal ministro dell’Istruzione e del Merito GiuseppeValditaranel corso della tavola rotonda “Italia 2023: persone, lavoro, impresa” promossa da PwC e gruppo Gedi. Parole che in queste ore stanno facendo discutere le opposizioni insieme a quelle che il titolare del Dicastero Istruzione del Governo Meloni ha pronunciato sulla possibilità didifferenziare gli stipendi in base al costo della vitadei singoli territori. Un concetto che da molti è stato collegato in modo quasi automatico allariforma sull’autonomia regionalealla quale sta lavorando –frenatoin via prudenziale dalla stessa maggioranza – il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli. «La proposta del ministro Valditara di aumentare lo stipendio soltanto agli insegnanti del Nord è irricevibile e denota unapproccio regressivo, che rischia di portarci indietro di decenni, rievocando la filosofia retrograda delle gabbie salariali», ha dichiaratoPina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo. «L’idea di Valditara, se applicata, rappresenterebbe unincentivo a lasciare il Mezzogiorno, privandolo delle migliori risorse e aumentando il divario territoriale», ha aggiunto Picierno, che ha accusato la maggioranza di essere affetta da «un classismo regionale che concepisce l’istruzione come un diritto di pochi privilegiati». «Più privati nelle scuole e salari differenziati ai prof tra nord e sud del Paese. Così si distrugge la scuola pubblica italiana minando la sua unitarietà e universalità. Servono stipendi più alti per tutti gli insegnanti. Nondiscriminazioni su base geografica», ha commentato il segretario di Articolo UnoRobertoSperanza. Ma Valditara replica: «Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionaledel mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud. Ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico». Nel corso dello stesso intervento, Valditara ha affermato che «non è competitivo pagare 1.500 euro al mese un insegnantedi matematica», sottolineando che bisogna avere «il coraggio ditogliere istruzione e ricerca dai vincoli di Maastricht» e ha auspicato «la creazione di unfondo perequativo centralizzatoe ministeriale che ci consenta, con i fondi attratti per un liceo di Brescia, di finanziarne anche uno a Palermo o un istituto professionale a Caserta». Vedremo, ma è significativo che le parole di Valditara sul finanziamento privato alle scuole pubbliche e sull’adeguamento degli stipendi al carovita abbiano trovato l’assenso di MarioRusconi, capo dei presidi diAssociazione Nazionale Presidi(Anp) di Roma, che secondo quanto riferito dall’Ansa ha definito quella di aumentare gli stipendi al personale scolastico che vive al nord «unamisura abbastanza sensata». Quanto all’ingresso dei privati, Rusconi sostiene che «già questo avviene, soprattutto alle superiori e alle tecniche professionali. Bisogna vedere le condizioni in cui il privato entra, ma le scuole hanno bisogno di fondi, le risorse a disposizione degli enti locali non sono molte. Ele scuole dovrebbero avere lo statuto di Fondazioniper avere celerità nello svolgimento dei lavori e risparmio nei costi». Il primo obiettivo dell’esecutivo, però, è quello di sbloccare ilreclutamento del personaledocente e assorbire il precariato. «Abbiamo già incontrato i sindacati – assicura Valditara – Èquestione di settimane».
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