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L’Ue fermerà (una volta per tutte) il greenwashing?

 

È ancora una bozza in fase di definizione, ma appare come un primo grande passo verso la fine dell’era delgreenwashing: si tratta dellanuova direttiva europeaper la tutela dei consumatori, annunciata a marzo 2022, ma che potrebbe essere finalizzata già entro la fine di quest’anno. L’obiettivo è quello dicombattere l’ecologismo di facciatae lepubblicità ingannevoli,chiedendo alle aziende di sostenere, attraverso prove reali, le affermazioni ecologiche sui loro prodotti. Durante l’analisi di150 dichiarazioni“ambientali” di prodotti del 2020, infatti, la Commissione ha evidenziato come oltre il50% di queste siano risultate vaghe, fuorvianti o infondate. Un atteggiamento inaccettabile nei confronti di consumatori che, ora, devono essere tutelati, garantendo informazioni affidabili e pertinenti sui prodotti che scelgono di acquistare. Per questa importante mission,laCommissioneha deciso di proporre una bozza di leggeche obbligherà le aziende cherilasceranno “dichiarazioni ecologiche”sui loro prodotti a garantire che queste sianoreali e comprovateda una metodologia basata sulla scienza eparametri tecnici. Tra i primi suggerimenti degli operatori della Commissione di Bruxelles, per esempio, quello di fornire una valutazione ecologica utilizzando la metodologia dell’impronta ambientale del prodotto(Pef,productenvironmental footprint) che traccia gli impatti ambientali in 16 categorie – tra cui l’aria e il cambiamento climatico – e si configura come metro unico e standardizzato al livello internazionale sulla sostenibilità di un bene e del suo processo di produzione. Ad essere presa di mira dalla direttiva sarà un’ampia gamma diaffermazioni relative alladichiaratasostenibilitàdel prodotto, ma l’attenzione sarà posta in particolare su termini comeClimate neutral,Carbon neutrale100% compensazioni di CO2, che richiederanno l’obbligo di un supporto tecnico-scientifico. Tra le righe, la bozza della direttiva europea cita anche l’obbligo, per le aziende che affermeranno che il loro prodotto ha unimpatto ambientale positivo, dirivelare se questo potrà causare,in qualche modo,un impatto negativo in un altro contestoe di rilasciare date precise e specifiche entro cui intendono raggiungere eventuali obiettivi ambientali futuri promessi. Nulla dovrà essere lasciato nell’ombra. Per i “furbetti” del greenwashing sta per calare il sipario. Una presa di posizione necessaria e inevitabile, quella della proposta di legge, cheinviterà i Paesi membri Ue a stabilire unsistema di verifica delle affermazionidelle aziende e imporre sanzioni in caso di non conformità. Nonostante la notizia della direttiva sia stata accolta con grande entusiasmo dalla gran parte degli attivisti ambientali, che in essa vedono un piccolo spiraglio di luce in direzione di unfuturo più green, tanti arricciano ancora il naso: con l’introduzione del provvedimento,le aziende saranno davvero spinte versoun’azione piùecologica?Probabilmente no. Serve certamente educare le industrie a essere concretamente eco friendly ma, ancor di più, insegnare al consumatore ad averemaggior consapevolezza dei cambiamenti climatici e ambientali,così da saper riconoscere escegliere il prodotto giusto.Che possa viaggiare sulla strada della sostenibilità.

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