Si è aperta tra le note della musica tradizionale persiana l’inziativaorganizzata daAnac(Associazione Nazionale Autori Cinematografici) insolidarietà con il popolo iraniano, che da più di 4 mesi continua a protestare contro il Governo della Repubblica islamica. L’evento si è svolto alNuovo Cinema Aquiladi Roma per richiedere lafine delle esecuzioni capitalie della violenta repressione in atto contro i manifestanti. In una sala gremita, con tantipartecipanti rimasti in piedi o seduti in terra,ilmondo del cinema italianoha voluto mostrare il proprio sostegno ai colleghi e alle colleghe iraniane, da tempo oggetto di persecuzione da parte del regime. La mobilitazione è iniziata con unaraccolta di firmeche ha superato il centinaio di adesioni di artisti e della Biennale di Venezia. Tanti gli interventi che si sono succeduti dopo l’introduzione musicale di Vahid Hadjihosseini (santour), Mohsen Kasirossafar (tombak) e Paolo Modugno (bendir e dayereh) e la presentazione del presidente diAnacFrancesco Ranieri Martinotti e del regista Mimmo Calopresti. «La repressione è iniziata in particolare dalle cineaste -ha ricordato il registaItalo Spinelli, tra i promotori dell’iniziativa, riferendosi all’arresto di Mina Keshavarz e Firouzeh Khosravania maggio dello scorso anno – Il cinema è stata l’arena politica e culturale della risposta a questo regime. Per questo viene colpito e censurato». La registaLiliana Cavaniè intervenuta telefonicamente, esprimendo«piena condivisione per la battaglia delle donne iraniane.La disparità dei diritti non è più accettabile in nessun posto del mondo». Quello che manca alle iraniane però, secondo la scrittrice ed ex-parlamentareLuciana Castellina, non sono le possibilità, ma «ildiritto a essere riconosciute comedonne».Citando i film di Firouzeh Khosrovani, Castellina ha spiegato comel’accanimento sui corpi e sull’abbigliamento delle donnesia sempre stato messo in atto dai regimi autoritari, dall’epoca dello shah a quella degli ayatollah. Presente anche la sottosegretaria al Ministero della Cultura Lucia Borgonzoni in rappresentanza delle istituzioni. Una serata di solidarietà ma dove c’è stato spazio anche per analisi e riflessioni, grazie ai contributi dei giornalistiMarina Fortie Giuliano Battiston. Forti ha sottolineato come le protestenon siano un fatto inedito in Iran,ma questa è laprima volta che vengono fatte in nome dellalibertà delle donne. Le iraniane sono sempre state molto presenti nella vita politica del Paese e sono state protagoniste anche della rivoluzione contro lo shah. La storia dei movimenti delle donne in Iran porta con sé tante battaglie e «nonostante siano stati repressi, non sono mai stati del tutto zittiti». Con l’intervento diGiuliano Battistonil quadro della riflessione si è allargato anche alcontesto afghano, dove vige un regime per certi aspettisimili a quello iraniano.2 Paesi governati da religiosi che pretendono di rappresentare tutta la popolazione e dove si vive un’«apartheid di genere». Nonostante tutti i provvedimenti contro le donne imposti dai talebani,le afghane stanno continuando a protestare, anche in solidarietà con la lotta delle iraniane. Ilregista Moshen Makhmalbafha partecipato alla serata inviando un video-messaggio in cui ha ricordato l’importanza del cinema iranianocome strumento dicontro-narrazione alla propaganda del regime, un ruolo che molte persone hanno pagato con la perdita della libertà o della vita. «Cari amici, oggi siete qui in solidarietà con la rivoluzione iraniana e per chiedere la scarcerazione dei prigionieri politici, compresi tanti registi. La vera libertà di questi artisti si realizzerà solo con la fine della dittatura islamista». L’evento si è concluso con la proiezione del filmIl male non esistedel regista iranianoMohammadRasoulof, vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2020. Il cineasta, arrestato la scorsa estate e temporaneamente rilasciato per motivi di salute,racconta in 4 episodi la tematica dellapena di mortenelle sue implicazioni morali ma anche sulla vita quotidiana.
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