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Addio Juan Carrito, l’orso amico delle persone

 

Amarena ha perso un figlio, ilParco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Moliseil suo simbolo. Ieri, lungo la strada statale 17 poco fuori dal parco, l’orso Juan Carrito è sbucato all’improvviso sulla carreggiata ed è stato travoltoda una Opel corsa bianca:è morto schiacciatocontro il guardrail. Purtroppo è finita così la storia diuno degli orsi più confidenti d’Italia, simbolo del tentativo continuo di quella convivenza fra esseri umani e plantigradi, tanto ricercata quanto complessa:M20oGanimede, altri nomi con cui era chiamato l’orso, era nato libero ed è morto libero. In mezzo, in quella vita di oltre 3 anni, tanti episodi di un orso marsicano che con il tempo ha imparato a sfruttare, a differenza di altri esemplari, tutti i vantaggi di essere nato vicino alle persone. In parte, questo, per colpa nostra.Oggi in Abruzzo è il tempo delle lacrime: «Ho appreso con grande dolore la notizia dell’investimento mortale di Juan Carrito – ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio – La sua perdita rattrista non solo l’Abruzzo ma il mondo intero che ha scoperto l’Abruzzo e la bellezza degli orsi attraverso i numerosi video che lo ritraevano sin da cucciolo con i suoi fratelli e l’orsa Amarena». Ma è ancheil tempo della continua riflessione, di come si può fare, a esempio, amigliorare questa convivenza. Da anni si parla della necessità di implementare, nelle zone e nei paesi vicini ai territori di orsi, i sistemi per dissuadere le loro escursioni a caccia di cibo (dai bidoni da sigillare sino alle tecniche per proteggere allevamenti epollai). Nulla di scontato, è un percorso complesso: in Abruzzo Lazio e Molise continuano a provare, in molti casi i sistemi escogitati funzionano e tengono gli orsi lontani, nel cuore del parco, ma con Juan Carrito non sono quasi mai andati a buon fine. Più che un ribelle o un golosone, era semplicemente un cucciolo d’orsoche ha imparato a staccarsi presto dalla madre ea fare da solo, scavalcando gli ostacoli creati dagli esseri umani. «Non ci sono parole per quello che è successo. Juan Carrito era un orso problematico maal Parco abbiamofatto di tutto, contro tutto e tutti,per dargli una chance e farlo rimanere libero.Ora ci ha lasciato. Stasera siamo tutti un po’ più poveri perchése ne è andato uno di famiglia»,ha detto il presidente del Parco, Giovanni Cannata, ricordando M20. Quel «fatto di tutto» è proprio vero: Ganimedeha sempre continuato ad avvicinarsi alle case, ai pollai, alle pasticceriee a ogni zona dove poteva trovare fonti di cibo, tant’è che i responsabili del parco l’anno scorso avevano provato a spostarlo in isolamento sulla Maiella. Il “riformatorio”, come lo definirono alcuni, durò meno di 20 giorni: Juan Carrito, spostandosi per 150 chilometri, tornò di nuovo nella zona di Roccaraso. Parte di quel suo tornare sempre lì, è anche legato a episodi passati, ai primi contatti con gli umani, a essere stato – in modo errato – aiutato e alimentato.Juan Carrito era diventatoestremamente confidente: non si faceva problemi a raggiungere il retro di ristoranti, ad avvicinarsi alle persone – o ai cani, come in un famoso video diffuso sui social – tanto che quei suoi spostamenti in cerca di cibo vicino alle abitazioni di residenti erano ormai diventati abitudine. In parte, al di là di una morte avvenuta purtroppo per un incidente, si è moltospettacolarizzato su questo orso e sul suo rapporto con noi,le nostre attività o glianimali domestici. Forse, nella speranza che le popolazioni di orsi marsicani continuino ad aumentare ed essere protette, per il futuro sarà importante ricordare Juan Carrito sia con l’affetto che genera un animale così bello e scaltro, sia con il pensiero che se da cucciolo ha imparato ad avvicinarsi così tanto alle nostre strade e le nostre case. Talvolta trovando quello che cercava,è anche per nostre imprudenze, per errori – come fornirgli cibo – e perché troppo spesso ci scordiamo che non è un peluche, ma un orso selvatico da non cercare né tanto meno avvicinare.

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