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Andrea Loreti: «Piantiamo partecipazione, socialità e una diversa narrazione dei quartieri»

 

Portiamo il verde in città. L’invito è così bello e semplice da risultare disarmante. L’associazione di volontariato ambientalista no profitAlberi In Periferiavuole far rivivere le zone soggette al degrado e all’abbandono in giro perRoma, “contro il cemento e il nulla che avanza”. Come ha raccontato allaSvoltail suo presidente,Andrea Loreti. Come e quando nasce l’idea diAlberi in Periferia? Da chi è formata l’associazione? Alberi in Periferianasce nell’Ottobre del 2019 per rispondere alla necessità di tradurre in azioni pratiche e concrete la sensibilizzazione alle tematiche ambientali e sociali. L’associazione è formata da decine di volontari, ognuno portatore di quella ricchezza indispensabile: la (bio)diversità. Siamo un’organizzazione di volontariato che ha già nel nome il suo obiettivo: piantare quanti piùalberipossibile in aree della periferia da riqualificare. Abbiamo realizzato decine di iniziative di messe a dimora in diversi quartieri periferici coinvolgendo i minori a rischio, le associazioni, i comitati di quartiere, i cittadini e con il supporto dell’amministrazione, nel pieno rispetto della legalità, senza la quale non sarebbe stato possibile arrivare al risultato raggiunto. Abbiamo inoltre realizzato iniziative di messe a dimora all’interno delle scuole, coinvolgendo gli alunni, i loro genitori e gli insegnanti. Nello specifico, abbiamo finora realizzato: 35 iniziative di messe a dimora in diversi quartieri di Roma, 5 iniziative di arte e informazione per l’ambiente, 1 vivaio forestale didattico e di comunità. E abbiamo collaborato con 50 tra associazioni, comitati di quartiere, scuole. Quanti alberi avete messo a dimora fino a oggi? Circa 2.000 ed è solo un debutto. Avete realizzato duefoodforestnel quadrante est della Capitale. In cosa consistono le vostrefoodforest? Insieme all’associazione giovanileRetake&Youabbiamo vinto il bando delle idee della Regione LazioVitamina G, con il progettoAlberi in Rete, che prevede la realizzazione di un frutteto agroforestale nel V Municipio del Comune di Roma, in località La Mistica. Vorremmo portare in questo angolo della periferia romana un’esperienza incentrata principalmente sulla “semplice” attività di coltivare la terra. La produzione di frutti, attraverso la creazione di un sistema agroforestale, permetterà di strutturare un impianto che porterà benefici notevoli, come la rigenerazione e creazione di suolo, l’immagazzinamento di CO2, l’impollinazione o la mitigazione degli attacchi parassitari sulle colture. Rigenerare il suolo per rigenerare noi stessi. È un’attività di messa a dimora e di cura che avviene con la partecipazione attiva di altre associazioni del territorio, comitati di quartiere, scuole, cittadini del territorio. Questo perché riteniamo fondamentale fare rete (da qui il nome del progetto) con le altre attività associative, al fine di promuovere una partecipazione civile attiva. Questo nostro progetto vuole unire l’aspetto ambientale con l’aspetto sociale e culturale. Infatti la progettazione del bosco urbano ha previsto al suo interno la realizzazione di uno spazio fisico di socialità, un’agorà nel centro del bosco, dove verranno realizzati eventi culturali. Oltre all’aspetto ambientale, sociale e culturale, il nostro progetto si basa anche sull’aspetto educativo. Le centinaia dipiante saranno di diverse specie al fine di sostenere la biodiversità. Sarà dunque anche una sorta di bosco didattico. Organizzeremo visite guidate per le scuole e per i cittadini. Recentemente avete dato vita a un vivaio forestale. LaFabbrica dell’Ossigenoè un vivaio forestale didattico e di comunità, è in grado di produrre circa 4.000 piantine forestali l’anno. Vuole anche essere uno spazio di socialità, di educazione ambientale e di volontariato attivo in difesa dell’ambiente. Le piante prodotte verranno utilizzate nelle nostre attività di riforestazione urbana partecipata e verranno donate ad altre associazioni e privati cittadini. È inoltreun progetto che coinvolge sia i volontari che persone con fragilità, che ci stanno aiutando nella sua gestione. Che cos’è invece il piccolo frutteto del popolo? È un progetto di riforestazione urbana partecipata in collaborazione conRetake Roma,vincitore delbandoOssigenodella Regione Lazio. 35 alberi da frutto tra gelsi, peri, sorbi e fichi sono stati messi a dimora al Parco Somaini, un’area verde da riqualificare nellaperiferiaromana, V Municipio. Questi nuovi alberi da frutto si vanno ad aggiungere ai 20 alberi che abbiamo già messo a dimoranell’ottobre del 2019, andando così a creare un Piccolo Frutteto del Popolo, aperto a tutti. Con questa attività di riforestazione urbana partecipata, si vuole portare bellezza in un luogo poco frequentato dalla cittadinanza, attraverso la cura della biodiversità e contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici. Gli alberi sono annaffiati e curati dai volontari, coinvolgendo la cittadinanza e le altre realtà associative del territorio, facendo rete dal basso, dimostrando che attraverso una proficua collaborazione tra cittadinanza attiva e istituzioni, è possibile produrre un cambiamento reale nei quartieri in cui si vive, partendo dalle periferie. Chiunque volesse entrare a far parte della rete di volontari che si prenderà cura di questi alberi, ci può contattare sulle nostrepagine social. Com’è il mondo dei bandi per l’ambiente? È facile districarsi? Dal punto di vista delle istituzioni e dei fondi per la sostenibilità, si potrebbe fare di più e meglio? La partecipazione ai bandi è una grande opportunità per realtà come la nostra che non possono contare su finanziamenti privati o sponsorizzazioni. La vera difficoltà è la burocrazia in senso più lato, soprattutto per noi che dobbiamo sempre chiedere le autorizzazioni per mettere a dimora gli alberi e spesso è difficile trovare interlocutori nelle Amministrazioni disponibili e aperti a una collaborazione. Fra le strade per finanziarsi c’è anche il crowdfunding. Così, per piantare nuovi alberi nelle periferie di Roma, avete aperto unaraccolta fondi. Con il sostegno economico che riceviamo tramite le donazioni ci procureremo gli alberi e i relativi tutori, acquistandoli e/o cercandoli in donazione. Poi individuiamo le aree pubbliche dove piantare, monitoriamo tramite consulenza di un agronomo o un esperto forestale l’attecchimento e le azioni conservative, chiederemo le autorizzazioni alla Pubblica Amministrazione, attiviamo la collaborazione con comitati di quartiere e associazioni di volontariato, innaffiamo e facciamo le opere di mantenimento – a esempio concimazione, interventi fitosanitari ecc. – per almeno i primi 2 anni. Le vostre iniziative sono anche momenti di socialità: che effetto hanno sulle persone? Piantando alberi in contesti urbani periferici da riqualificare, piantiamo partecipazione, socialità e una narrazione diversa delle periferie, che non sono solo degrado ed emarginazione, ma anche impegno e buone pratiche di difesa del bene comune, perché appunto come diciamo sempre “Se vogliono il deserto, pianteremo partecipazione”. È un modo per rendere partecipi di un cambiamento dal basso, per supportarli nel loro bisogno di essere attori attivi del cambiamento di quei luoghi spesso dimenticati dalle istituzioni, perché pensiamo che chi vive in un quartiere periferico deve avere diritto alla stessa qualità della vita di un cittadino che vive nei quartieri più centrali della città. Come cambiano le periferie attraverso la piantumazione degli alberi? È uno dei modi per riqualificare aree abbandonate, per sottrarle al degrado e alla criminalità, ma soprattutto cambiano le persone, non solo si sensibilizzano, ma si esce da uno stato psicologico di apatia e negatività: dal basso è possibile fare la differenza.

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