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Antartide: è arrivata la rompighiaccio italiana Laura Bassi

 

Dopo quasi 2 mesi di navigazione, lanave rompighiaccio italianaLaura Bassièentratanelle acque antartiche,secondo il calendario della 38° spedizione delProgramma Nazionale di Ricerche in Antartide(Pnra), finanziata dalMinistero dell’Università e Ricerca(Mur) e gestita dall’Eneaper la logistica e dalCnrper la programmazione scientifica. Dopo esseresalpata lo scorso 17 novembre dall’Italiain direzione dellaNuova Zelanda,la nave è stata inizialmente protagonista di unsalvataggio umanitarionello Ionio, dove sono stati soccorsi 92 migranti provenienti principalmente dall’Afghanistan, bloccati su una barca a vela che rischiava di colare a picco. In seguito il vascello scientifico ha ripreso il suo percorso fino all’oceano Pacifico, per poi far rotta verso i mari antartici. Attualmenteè l’unica nave italianapredispostaper navigare nei mari polarisecondo le regole designate dalPolar CodedellaInternational Maritime Organization(Imo), che prevedono tutta una serie di caratteristiche tecniche e una precisa formazione dell’equipaggio atta a garantire la salvaguardia delle vite umane in mare e la protezione dell’ecosistema. Loscopodella spedizione èrealizzare2 diverse campagne oceanografichecon 28 ricercatrici e ricercatori, che si alterneranno nei successivi mesi per eseguire gli 8 progetti finanziati dalPnrasotto la guida del capo spedizione Riccardo Scipinotti dell’Enea. I progetti prevedono molteplici carotaggi, diverse attività di analisi e studio, con anche indagini di laboratorio biologico e fisico, oltre che la mappatura del fondale per ottenere una serie di mappe di aree non cartografate. Uno dei progetti, denominatoDisgelie condotto dal personale del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali (Distegeo) dell’Università degli Studi di Bari,vedràl’utilizzo di tecnologie robotiche per raccogliere i dati geofisici e geomorfologici dei fondali marinidella Baia di Terra Nova (Victoria Land, Antartide), con l’obiettivo di analizzare le fasi temporali delle variazioni del livello del mare, in relazione anche alla crisi climatica-ambientale. L’importanza delle spedizioni scientifiche nel continente antartico deriva dal fatto cheil territorio èricopertoper il 98% dalla calotta glaciale,la quale rappresenta oltre il 90% dei ghiacci della Terra e quasi il 70% delle riserve idriche di acqua dolce. Lo studio delle condizioni locali e l’analisi del mutamento dei ghiacci stanno permettendo diverificare in profondità l’impatto del riscaldamento globalesu quello che èritenutouno deitipping point(punti di non ritorno) a livello globale. Secondo il professore Tim Naish, direttore dell’Antarctic Research Centre, se non fermeremo le emissionirischieremodi perdere «gran parte della calotta glaciale antartica e ci ritroveremo con decine di metri di innalzamento del livello del mare».

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