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La Svezia va a caccia di lupi, il New England di coyote

 

In Svezia è iniziato ilpiù grande (e insensato) abbattimento dilupidegli ultimi anni, in New England icittadiniimbracciano i fucili per difendersi daicoyoteche stanno invadendo le strade della città e aggredendo gli animali domestici. Storie simili, ma problemi diversi: uno non esiste, l’altro (forse) sì e si può risolvere senza le armi. Nel Paese scandinavo i preparativi erano già stati avviati da qualche mese, ma con l’arrivo del nuovo anno è, purtroppo, partita ufficialmente la “caccia al lupo”: l’iniziale accordo del governo prevedeval’abbattimento di circa 250 esemplaridei 460 attualmente presenti. Ora il numero massimo di caccia è stato ridotto a 75, grazie anche alle proteste di numerosi gruppi ambientalisti che sono insorti, accusando il governo svedese di non aver preso in considerazione néleconseguenze sulla popolazione della specie,messa fortemente a repentaglio da un numero di uccisioni così alto, né leimportanti sanzioni dall’Europaper la violazione di norme per la protezione degli esemplari. «Il numero di lupi cresce ogni anno, aumentano i conflitti mentre la tolleranza è crollata». Con queste paroleAnna-Caren Sätherberg, ministro svedese per gli affari rurali, aveva annunciato e giustificato sulla televisione pubblica l’intenzione del governo diabbattere i lupi svedesi,mentre Gunnar Glöersen, direttore dell’Associazione svedese della caccia, aveva parlato di «unapratica assolutamente necessariaper controllare la crescita della popolazione di lupo più ampia degli ultimi tempi». Gli studiosi, però, non la pensano proprio così e dati e statistiche danno unaversione differente e contrastanterispetto a quella del governo: la Svezia, infatti, potrebbe tranquillamente ospitare una popolazione dialmeno 1000 individuie, addirittura, per mantenere una popolazione in salute (grazie alla diversità genetica) dovrebbe contare nel proprio territorio almeno circa 1.500 individui. Ma, per il Paese, i neanche 500 esemplari sono un problema da risolvere con il sangue. Peccato (si fa per dire) che glioltre 200 cacciatori che si sono dati appuntamentonelle foreste tra Gävleborg and Dalarna, a qualche centinaia di chilometri da Stoccolma, nel primo giorno di caccia sianotornati a casa a mani vuote. Anche aNahant, una piccolissima cittadina del New England, deitiratori scelti,selezionati e arruolati dal Board of Selectmen, stanno imbracciando i fucili perdifendere lacittàda un’invasione di circa13 esemplari di coyoteche, ormai, si aggirano indisturbati tra le strade e rappresentano una paurosa minaccia per gli abitanti. I cittadini, stanchi di continue aggressioni da parte degli esemplari ai danni degli animali domestici espaventati dapossibili attacchiche, prima o poi, prenderanno di mira i bambini più piccoli, avevano già deciso di“armarsi” di fischietti e mazze da baseballper difendersi autonomamente dai coyote e allontanarli in qualche modo in attesa dell’arrivo dei cecchini in città, mentre molti cani erano stati avvistati in “tuta anti coyote”, una sorta di vestito con borchie e aculei, utile a limitare i danni in caso di aggressione. Gli esperti hanno sottolineato come, per i coyote, ipiccolianimalidomestici possono essere effettivamente visti come delleprede, mentre gliattacchi agli esseri umanisono assolutamente rari. Anche in considerazione di questo, sono stati diversi i cittadini attivisti che hanno deciso di protestare contro l’arrivo dei cecchini persalvare la specie.Come Francene Amari-Faulkner, uno dei residenti che si è schierato contro il piano di abbattimento, arrivato dopofalse dichiarazioni ed esagerazioniche hanno portato a una paura estrema ed eccessiva. Come ha spiegato, «Se la città porta tiratori scelti, sarà un bagno di sangue, perché allora altre città diranno: “Possiamo farlo anche noi”». È innegabile,nella cittadina il problema dei coyote esiste, le aggressioni ai danni di altri animali già ci sono state (circa 25 animali scomparsi nel nulla durante l’ultimo anno), manon è con la violenza e l’abbattimento che potrà risolversi. Come sottolinea, infatti, Tony Barletta, amministratore di Nahant, i coyote continueranno a esistere e non si può abbattere un’intera specie: la soluzione, quindi, è unapacifica convivenza. Difficile da spiegare e far comprendere a cittadini terrorizzati.

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