Da tempo ambientalisti, climatologi e scienziatisottolineanol’insostenibilità degliallevamenti intensividi varie tipologie animali che, fraemissioni di gas alteranti,inquinamentolocale ealterazione della biodiversità,stanno ponendo una seria minaccia all’ecosistema globale. Ma oltre a queste esternalità negative, vi è anche il palese problema dellatrasmissione delle malattiedagli animali agli esseri umani, con ilrischioconcreto di nuove pandemie. Per fronteggiare queste problematiche, negli ultimi anni diverse aziende del comparto agro-alimentare hanno adottato unaserie di tecniche biologichee diversemetodologie per allevare gli animali nel rispetto dell’ambiente. Fra queste è spiccata laSocietà Agricola Fileni,che haricevutola certificazione B Corp nell’ambito dell’ecosostenibilità. Ma una’inchiestadella trasmissioneReportdiRai 3,intitolataChe Polli!, solleva ombre, dubbi e svariate problematiche nellagestione degli allevamenti intensivi dedicati al pollame biologico. Secondo l’inchiesta condotta dalla giornalista Giulia Innocenzi,nel mondo ci sono26 miliardi di polli, di cui ben500 milioni solo in Italia e circa il 10% sono allevati dallaFileni.Date le problematiche poste dagli allevamenti intensivi, la società ha avviato da tempo dei siti bio nelle località di Falconara, Jesi Cannuccia, Marittima e Ostravetere, portando tali allevamenti a circa l’11% del totale della produzione secondo le dichiarazioni della azienda. Mal’indagine evidenzia invece la violazionedi tutta una serie dipratiche obbligatorie per i prodotti bioe il successivoimpatto inquinantedegli impianti sulle zone circostanti. Diverse riprese video diReporte della onlusLav(Lega anti vivisezione)mostrano i lavoratori operanti all’interno degli allevamenti maltrattare euccidere gli animaliche, invece di razzolare all’aperto per almeno un terzo della loro vita, rimangono spessochiusidentro e sottoposti a unaluce artificialeatta a farli mangiare di continuoe ingrassare. Un metodo per accelerare la produzione, ma che non rispetta le indicazioni sugli allevamenti biologici. Gli stessi mangimi dati ai polli, i quali sulle etichette dei prodotti in vendita sono dichiarati ogm-free, presentano al contrario tracce di organismi geneticamente modificati come mostrato dalle riprese video. Centinaia di migliaia di polli presenti in ogni sito sono diventati anche un problemaper il territorio circostante,fra odori insopportabili e il rilascio dell’ammoniaca.Il Comune di Jesi, insieme all’Arpam -Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche- negli ultimi mesiha iniziatouna serie di rilevazioni utilizzando una centralina dell’Arpa Lazio, la quale ha evidenziato valori di concentrazione di ammoniaca 10 volte superiori a quelli rilevati nell’Aia – autorizzazione integrata ambientale – presentata per l’autorizzazione dell’impianto da parte degli enti regionali. La societàFileni, investita dalle polemiche, ha replicato che «entrando nel merito delle tendenziose e scorrette affermazioni del comitato, in merito alle rilevazioni effettuate dall’Arpampresso l’allevamento avicolo di Ripa Bianca di Jesi, dove si asserisce che i valori di ammoniaca riscontrati non sono nella normalità, si precisa chenon esiste un limite, né nazionale né fissato a livello europeo,per i livelli di ammoniaca nell’aria». Ma queste precisazioni non hanno fatto desisterel’eurodeputata Eleonora Evi,cheha presentato un’interrogazione alla Commissione europea sulla pericolosità di questo tipo di emissioni,sottolineando lanecessità di fermare gli allevamenti intensivi. Nel frattempo numerosecause legali promosse nel 2022da singoli cittadini hanno tentato difermare l’edificazione di nuovi allevamenti nelle Marche e chiudere alcuni di quelli esistenti,con anche dellesentenze favorevolida parte del Consiglio di Stato. Ma le lentezze burocratiche-legislativestanno comportandonotevoli ritardi e problemi nell’attuazione delle sentenze. Inoltrealcuni cittadini si sono lamentati del clima di indifferenza generalenei confronti di queste battaglie: «La cosa che mi dispiace molto è che non ho trovato appoggio da parte delle associazioni ambientaliste delle Marche, che hanno preso le difese diFileni. Inoltre, si è creata una cortina di protezione anche da parte della stampa. Fare breccia è molto difficile a livello locale» hadenunciatoAndrea Tesei, uno dei cittadini impegnati a fermare gli allevamenti dellaFileni.
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