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Anno nuovo, nuove abitudini di consumo

 

Il nuovo report “L’anno che verrà” realizzato da un’indagineCoopin collaborazione conNomismaevidenzia comel’anno appena terminato sia stato, tra guerra e carovita, ricco di incertezzealle quali gli italiani hanno reagito con una grande forza interiore.Il 2023 si prospetta altrettanto complesso: la crisi economica continua a preoccupare i manager del settore i quali prevedono un anno piuttosto oneroso per le famiglie, ciononostante queste si mostrano serene, ma consapevoli della realtà e della difficoltà del momento storico in cui ci troviamo. Nel 2022 sono stati oltre9 milioni gli italiani in condizione di disagio alimentaree i 2/3 degli intervistati ammette di iniziare l’anno nuovo con alcune complicazioni.Uno su quattro teme di finire in condizioni di povertànon potendo affrontare le spese scolastiche o i costi dei mezzi di trasporto o, ancora, l’acquisto di nuovi abiti. Il 39% ha messo in conto di dover fronteggiare problemi economici nel 2023 e afferma dinon potersi permettere costi imprevisti. Se domani si verificasse una situazione urgente che comprende una spesa extra di 850 euro, questa potrebbe essere sostenuta da meno del 50% dei partecipanti allo studio. Di fronte a un clima non proprio favorevole i nostri connazionali non perdono, però, la fiducia mostrando unasorprendente capacità di adattamentoe mantenendo termini come serenità e speranza al centro del proprio vocabolario. Di fronte allo sfavore degli eventi sono, dunque,pronti a cambiare le proprie priorità e le modalità di acquisto. L’analisi Coop e Nomisma evidenzia come la maggior parte delle uscite sia legata acibo e salute, gli unici veri acquisti che non possono essere rimandati. Aumenta, quindi, la percentuale di italiani attenti alla prevenzione e ai controlli periodici (29%),diminuiscono invece le risorse dedicate allo shopping online, alle discoteche, ai teatri e ai musei, ma anche a cene e pranzi fuori riducendo i momenti di convivialità con amici e parenti o quantomeno riscoprendoli in una nuova veste più casalinga. Un italiano su due cerca di mantenere stabili le proprie spese, ma al tempo stesso il 45% è già consapevole che spenderà di più perbollettee utenze, oltreché per cibi e bevande (32%). Dall’altra faccia della medaglia, nel tentativo di rientrare in un equilibrio finanziario, il 32% diminuirà i costi di ristoranti e pasti fuori, il 26% di spettacoli ed eventi culturali e il 21% di abbigliamento e calzature. In un certo senso la crisi apre le porte a una vera e propriarivoluzione del modello di acquisto. Se dal secondo dopoguerra in poi è stata adottata unapreferenza della quantità sulla qualità, a oggi l’idea è quella di rinunciare al superfluo per garantirsi l’essenziale.Di conseguenza si rimanda il possibile, spesso anche i sogni: il 35% desidera un auto nuova, ma non vede margine di acquisto nel prossimo anno, prioritari tra le grandi spese sono gli elettrodomestici per la casa come lavartici, frigoriferi e lavastoviglie. La crisi scoraggia anche coloro che vorrebbero trasferirsi in un’altra nazione o in un’altra città, a farlo sono rispettivamente il 3% e l’8% su oltre il 30% degli interessati. E ancora: solo il 7% comprerà casa o effettuerà dei lavori di ristrutturazione complici anche l’aumento dei costi e dei tassi di interesse che scoraggia i più giovani a iniziare una nuova vita. Se è vero che il settore alimentare è al primo posto nel portafoglio degli italiani, è anche vero che l’inflazionene ha ridisegnato i confini. I manager del settore prospettano unpeggioramento rispetto all’anno precedentecon un prezzo che si aggirerà tra il +6% e il +7%, ripercuotendosi anche sulvolume degli acquisti nella Gdo che diminuiscono dello 0,9%.Otto italiani su dieci sono pronti acambiare le proprie abitudini a tavola, si prediligono i prodotti in offerta, si riduce la quantità e si allontano gli sfizi. In diminuzione l’acquisto di alcolici, bevande gassate e snack, crescono al tempo stesso le richieste veg e salutari. Maggiore interesse lo riscuotono le diete vegetali e quelle a basso impatto ambientale con un aumento della produzione di farine alternative, pasta di legumi o ortaggi e frutta secca. Il 2023 si prospetta come un anno difficile per la maggior parte degli italiani a causa dell’inflazione, della guerra e di timori che sembrano non volerci abbandonare. Bisogna però dire che l’Italia reagisce bene: i dati del sondaggio mostrano la forza di chi èpronto a continuare a remare nonostante la tempesta. Al tempo stesso è vero che gli studi mostrano un rallentamento di consumi e Pil ma è anche vero che, al momento, non si parla di nessun passo indietro. Secondo le stime di Ernst e Young per il nostro paese raggiungeremo un+0,6% di Pil nel 2023.

Redazione

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