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Vecchissima, bruttissima, dolcissima: Befana

 

«La Befana vien di notte / con le scarpe tutte rotte / con le toppe alla sottana / viva viva la Befana!»Non l’ho mai capita, la Befana. Quand’ero piccola, invidiavo i miei cuginetti che, prima e dopo Natale, ricevevano la visita di due strane signore molto generose: Santa Lucia, con l’asino e gli occhi sul piattino, e la Befana, a cavalcioni sulla scopa. Io ero nata in un altro paese, un paese senza Sante e senza Befane, e non capivo come mai Babbo Natale riuscisse a fare il giro di tutti i caminetti del mondo e queste due signore non si degnassero di arrivare in Svizzera. Ma i doganieri elvetici hanno sempre avuto la reputazione di essere pignoli: magari ci provavano e non le hanno mai lasciate passare. È strana la Befana, non trovi? Vecchissima, bruttissima, dolcissima. Non è come le streghe delle fiabe, che sono vecchissime, bruttissime e cattivissime. Né come le principesse, che sono giovanissime, bellissime e dolcissime. La Befana è un miscuglio. È buona ma è anche scorbutica. È un’adulta a cui gli adulti non stanno simpatici. Fa un po’ paura ma, se non viene a riempirci le calze, ci manca. La Befana è come la vita: un’accozzaglia di cose che sembrano contrari ma non lo sono. La Befana non è sola. Ai 4 angoli del mondo, nei 12 giorni che seguono il Natale, tante creature strane e misteriose popolano campi e camini e fan paura a bambine e bambini. In Italia c’è appunto la Befana, metà nonna e metà strega, che distribuisce dolciumi ai bimbi buoni e carbone ai birichini. Nell’Europa centrale – dove ci sono l’Austria e la Germania, per esempio – si racconta la fiaba di Frau Holle, una vecchia coi denti affilatissimi ma che premiò una ragazza brava con una pioggia d’oro e una ragazza pigra con una pioggia di pece. Frau Holle ha una cugina che si chiama Bertha, che ogni tanto è giovane e bella e ogni tanto è vecchia e brutta (pure lei) e si fa viva, come la Befana, a cavallo tra l’anno nuovo e quello vecchio. Ma anche in un paese lontanissimo e molto diverso dal nostro come il Giappone, i primi giorni di gennaio risvegliano spiriti e divinità, itoshigami. Tra loro ci sono glioni, dei demoni (bruttissimi, ovviamente) che scendono dalle montagne. Nella penisola di Oga, c’è una tradizione in cui i giovani si travestono daonie vanno a bussare di casa in casa alla ricerca dei bambini birichini. Allora i genitori corrono alla porta a rassicurare glioni- in casa ci sono solo bimbi buoni – e a dargli da mangiare, ché a stomaco pieno si rabbuonano anche i demoni delle montagne giapponesi. Se, in tutto il mondo, i personaggi della tradizione sono come glioni, Frau Holle o la Befana, e cioè vecchi e brutti, è perché rappresentano l’inverno, spoglio e rude, e l’anno che è appena passato. Il proverbio dice:«L’Epifania tutte le feste le porta via». Ed è proprio vero: dopo la Befana finiscono le vacanze, ricomincia la scuola, ricomincia la vita.L’anno comincia davvero. Però adesso noi viviamo in un’epoca strana e delicata. Dopo secoli di sberleffi alla natura e tra noi umani, siamo obbligati a cambiare. Noi che buttiamo tutto quello che si rompe o non ci piace, dovremmo forse imparare a non buttare l’anno vecchio. Ché, forse, non è poi tanto vecchio. Dovremmo tenercelo stretto, riciclarlo, non dimenticarcene per poi fare tante nuove promesse che non manterremo. Potremmo immaginare la Befana, e l’anno appena trascorso, non come una dolcissima e bruttissima vecchietta ma come un bambino piccolissimo e imprevedibilissimo. Un bambino di cui prenderci cura e a cui voler bene, anche se a volte è una gran fatica. E se l’anno vecchio ti sembra vecchio davvero, fa’ conto che sia un nonno: impara da lui, ha tanto da insegnarti. I nonni non sono mica come l’indifferenziato: saranno anche vecchi, ma non si buttano mica!

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