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«Legalità, moralità, riformismo»: il discorso di Pina Picierno

 

Sono grata aStefano Bonaccininon soloper avermi voluta accantoin questo cammino congressuale, ma soprattutto per aver voluto iniziare questo nostro viaggio da qui. Quida questo teatro,da un luogo dei saperi e della cultura importante,in un quartiere che racconta molto della memoria del nostro Paese. A pochi metri da qui c’è la casa di Piero Terracina, un grande italiano, un grande esponente della comunità ebraica di Roma, che da quella casa fu deportato con tutta la sua famiglia. Tornò solo. E ha dedicato tutta la sua vita a fare memoria, soprattutto tra i giovani. Ecco, io vorrei iniziare ricordando quell’impegno, quellamilitanza, perché lo so che esiste la tentazione di vivere in presente eterno (lo dico ovviamente in risposta alle polemiche di questi giorni) con la storia che sbiadisce, ma in nessun modo possiamo consentire che vengano confusi torti e ragioni, vittime e carnefici. E l’impegno di Piero Terracina è lì a ricordarcelo ogni giorno. Ma “qui”, è anche uno spazio simbolico, che abbiamo deciso di abitare, cioè l’impegno che rinnoviamo oggi di fare dei temi dellalegalità,lotta alle mafieecorruzionetemi fondamentali da cui partire. Sono state settimane difficili a Bruxelles, lo sapete, lo avete raccontato, e noi non vogliamo essere reticenti: le cose ci piace guardarle in faccia. Questa vicenda vergognosa serve a fare alcune riflessioni insieme. La prima:il Pd non è nato assumendo il principio della superiorità morale verso gli altrima assumendo il principio della moralità – questo sì – come strumento essenziale di credibilità collettiva delle istituzioni, ma anche personale del mandato che secondo i principi costituzionali deve essere svolto con disciplina e onore. Coloro che hanno provato a disonorare le istituzioni (in passato, oggi, e che proveranno a farlo domani) non troveranno posto nella nostra comunità. Ci impegniamo a rimettere al centro del dibattito pubblico tema della lotta alle mafie e alla corruzione. Perché purtroppo, bisogna riconoscere, non è più una priorità. Non lo è per i partiti, nemmeno per il resto del Paese: editori, intellettuali ecc. Quando sono maturate nel Paese grandi vittorie contro mafie e corruzioni esisteva un “clima” per cui ognuno faceva la sua parte. Ora quel clima non c’è più e dobbiamo ritrovarlo. Perchéla presenza mafiosa determina sempre un arretramento rispetto allo sviluppo, alla democrazia, alla giustiziasociale, allo stato di diritto e ai diritti più in generale. Ed è per questo chel’impegno politico deve essere prima di tutto impegno antimafia. Così è stato per me. E ricordo esattamente il momento in cui ho deciso che avrei dedicato alla politica e all’impegno civile il mio tempo. Lo ricordo esattamente perché è il momento in cui ho scoperto, da ragazzina, la storia diGiancarlo Siani.Avevo cominciato a interrogarmi sulle luci e sulle ombre della mia terra e così, un po’ per caso, ho scoperto la storia di questo ragazzo dal sorriso generoso massacrato di proiettili a 26 anni solo perché voleva fare il giornalista. A pochi chilometri da me, da casa mia, nella mia terra. Ero arrabbiata, incredula, spaventava, ma è stato il momento esatto in cui ho deciso che avrei dedicato all’impegno contro le mafie e la camorra tutta me stessa. E ricordo di quegli anni (erano anni difficili, poi tutto è cambiato grazie alla magistratura e alla politica, fatta da persone perbene, ma allora Zagaria non era stato ancora assicurato alla giustizia, si moriva per strada, la mia generazione scopriva le bombe non dai telegiornali, ma perché venivano fatti saltare negozi, macchine), ricordo la sensazione si sentirmi meno uguale, con meno possibilità,meno diritti dei miei coetanei milanesi o emiliani:però, ricordo perfettamente lo sguardo e l’impegno della ragazzina che ero. Ricordo quell’impegno che è stata la cosa che mi sono ripetuta più volte negli anni:non si sceglie dove nascere però si può scegliere di restare, di lottare e cambiare la propria terra. E la politica per me è stato questo. è questo: lo strumento più bello per cambiare le cose, per colmare i divari, per sconvolgere l’isolamento di un territorio. E il nostro il Pd deve tornare a essere questo. E a proposito del nostro Pd fatemi chiarire alcune cose. Penso che nessuna delle ragioni che hanno determinato la nascita del partito dei riformisti italiani è venuta meno. Siamo di fronte a un Paese assai diverso rispetto al 2007, più piegato su sé stesso, con fasce di popolazione poste ai margini più ampie, con un Mezzogiorno ancora più indietro rispetto al resto del Paese ma quelle ragioni di riforma complessiva non sono venute meno. Anzi, si sono accresciute, proprio in risposta a quelle marginalità. Ed è forse questo uno dei nostri errori più grandi. Non aver dato compiutezza a quell’intuizione del 2007 anche nelle nostre esperienze istituzionali e di governo. Se tanta parte di questo Paese, del suo funzionamento, è ancora ingiusto, iniquo, lento, non libero, il Pd resta lostrumento più utile per il cambiamento. Ho votato con convinzione l’idea di un congresso costituente; costituente di una rinnovata connessione con il Paese: con tutto il Paese, non solo con un pezzo di mondo alla nostra sinistra. Se smarriamo questo impegno, smarriamo la funzione fondativa del Pd! La seconda considerazione. Alsovranismoe alpopulismo, non si risponde con un’alternativa altrettanto radicale o minoritaria. Non è la radicalità che deve assorbire il nostroriformismo, piuttosto l’esatto contrario: comprendere la radicalità dentro un più ampio e ambizioso disegno di riformista che includa, unisca, rammendi gli strati della società, sulla base di una definita gerarchia dei valori. Su questo ha detto cose molto belle Castagnetti, che saluto e ringrazio per il contributo importante che ha offerto al nostro dibattito. Ecco, noi crediamo che queste riflessioni vadano svolte bene, senza infingimenti. Dobbiamo fare un buoncongresso che cambi quel che va cambiatoe confermi quello che di buono tiene unita la nostra comunità, a partire dai suoi valori e dalle sue ragioni fondative che partono oggi, da qui, da questo spazio fisico e simbolico, da Stefano Bonaccini e dal nostro cammino insieme.

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