Che si parli di piccole realtà locali o di figure con miliardi di follower in giro per il mondo, il ruolo degliinfluencerall’interno del sistema economico è oggi diventato centrale. Influenzano il turismo, il modo di vivere, gestire i propri guadagni, i capi da acquistare, le foto da scattare nei luoghi più“instagrammabili”,ma anche la lingua con cui trasmettere il proprio punto di vista. A livello internazionale, infatti, si sta pensando di uniformare il linguaggio utilizzato dagliinfluencerdi tutto il mondo e utilizzare una sola lingua per comunicare con i propri follower. La scelta starebbe ricadendo sul Globish: la variante di inglese parlata in tutto il mondo grazie a unvocabolario di sole 1500 parole, insegnato daMonica Pernae fondato da, Jean Paul Nerrière. IlGlobishè un inglese che, pur restando corretto, propone unaversione scremata e concentrata di questa lingua. Le poche parole, accuratamente scelte, permettono di esprimersi senza problemi. Se si utilizzano più parole, si rischia di perdere la comprensione di una grande maggioranza della popolazione mondiale. Il segreto della nuova lingua – afferma Perna – risiede anche nelparlare in maniera genuinaal proprio pubblico mostrandosi per ciò che si è, creando contenuti che appassionano in primis chi li sta realizzando e far prevalere proprio questo aspetto vincente, in primis sul target di riferimento. Più che la questione della lingua, però, a essere urgente sembra essere – visto il loro spazio all’interno del sistema di business – la formulazione di condizioni atte aregolamentare il lavoro delle star del web, una direzione verso cui si stanno muovendo molte democrazie occidentali. Se l’Italia sembra rimanere all’angolo e guardare ancora con sospetto chi guadagna attraverso i propri profili social – nonostante in casa possiamo vantare figure dal peso specifico diChiara Ferragni, una delle influencer di moda più famose al mondo – in Francia c’è chi ha già pensato a una legge per ibaby influencer. Una normativa creata ad hoc per tutti quei minori che frequentano abitualmente le piattaforme social per pubblicizzare – e quindi guadagnare – brand e marchi, quasi sempre costosissimi. La scelta del governo francese si è resa necessaria perché negli anni ilbusiness dei bambini influencer, “utilizzati” dai genitori (spesso a loro volta famosi sui social per lo stesso motivo),vale milioni di dollari l’anno, entrando di diritto nei mestieri più pagati al mondo. Sin dallo scorso anno, infatti, sono stati istituiti dei limiti per quanto riguarda gli orari di lavoro. Per i genitori, nel dettaglio, è fatto obbligo diversare i guadagni ottenutitramite le attività online dei propri figli su conti a loro intestati che possono rimanere congelati fino al compimento del sedicesimo anno di età. Inoltre, la nuova legge d’oltralpe per ibaby influencerimpone alle aziende che chiedono il coinvolgimento minori di sedici anni nelle proprie campagne di influencer marketing di ottenere esplicita autorizzazione alle autorità locali. La norma, inoltre,anticipa il possibile dietro frontche ibaby influencer, una volta cresciuti, potrebbero richiedere sulla propria ex attività lavorativa. In questi casi, secondo le nuove disposizioni, dovrebbe essergli più facile esercitare in prima persona ildiritto all’oblio, anche per via dell’obbligo alle piattaforme di rimuovere in poco tempo i contenuti oggetto della richiesta. La legge francese è datata 2021, ma l’importanza data al tema continua a essere centrale. Proprio in questi giorni, infatti, ilMinistère de l’Économiesi è nuovamente riunito per trovare una quadra efficiente per tutelare consumatori e regolamentare la professione dell’influencer marketing. Un ulteriore passo in avanti da parte del governo di Emmanuel Macron che conferma l’attenzione nei riguardi delle nuove professioni digitali. Nel nostro Paese, invece, si dibatte su altri fronti. Come suquanto sia effettivamente etico dare in pasto al web bambiniche non hanno scelto consapevolmente di essere mostrati come testimonial in un luogo virtuale – internet – dove rimarranno presenti e visibili per sempre. E dove, soprattutto, sono esposti quotidianamente a insidie non indifferenti, come ilrischiodi pedopornografia o di cyberbullismo. Le critiche rimangono tante, anche per questo, forse, non si parla abbastanza a livello legislativo di una normativa che possa regolamentare questo tipo di lavoro. Da parte degli adulti, come dei minori.
Il meccanico ti ha spillato un conto da capogiro? Ma i pezzi li prende su…
Versare i contributi? Sembra ormai essere acqua passata, adesso l'INPS te li regala come un…
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…