Ada, la mia bambina, ha due anni e mezzo e non sa scrivere, allora ha chiesto a me di mandarti una letterina. Quest’anno vorrebbe ricevere un dinosauro. Non ha dato grandi dettagli, allora sbizzarrisciti pure. Siccome, però, Ada non sa neanche leggere, io ne approfitto per aggiungere di nascosto qualche desiderio, e non solo per lei. In fondo, l’albero è grande e sotto la sua chiomac’è spazio per i sogni dituttə. Caro Babbo Natale, vorrei che le bambine e i bambini inUcrainapotessero passare l’inverno al caldo, alla luce ein pace. Caro Babbo Natale, vorrei che le bambine e i bambini inIrannon fossero trattati come pericolosi rivoluzionari ma come bambini normali, il che, a oggi, in Iran, ha tutti gli ingredienti diuna rivoluzione. Caro Babbo Natale, vorrei che le bambine inAfghanistanfossero lasciate libere di studiare. Anzi, sai cosa vorrei? Che tutte le bambine del mondo fosserolasciate in pace di studiare quello che le pare-matematica, fisica, ingegneria- senza che si dicesse loro che è una roba da maschi. Ma sai cosa vorrei ancora di più? Che i bambini del mondo fossero lasciati in pace di diventare quello che gli pare – ostetrici e maestri d’asilo – senza che qualcuno gli facesse credere che è una roba da femmine. Prendersi cura della gente non è una roba da femmine, è una roba da esseri umani decenti. Vorrei che i bambini e le bambine che hannostudiatonel nostro paese o che sono nati nel nostro paese dagenitori stranierici facessero l’onore di essere italianianche sui documenti, e avessero gli stessi diritti degli altri. Caro Babbo Natale, vorrei che tutte lemammedel mondo fossero lasciate in santa pace e si lasciassero in pace fra loro. Ne abbiamo tanto bisogno. E vorrei che ipapànon lasciassero in santa pace colleghi e datori di lavoro e si prendessero quello che è un loro dovere: lametà del tempo di curadi casa e figli. Ne abbiamo tanto bisogno. Caro Babbo Natale, vorrei che nellefoto di famigliaci fossero anche le mamme: a furia di fare le foto per tutti, non le si vede mai. Vorrei che le foto, che sono imattoncini dei ricordi, contenessero davvero la vita com’è, con tutti i suoi personaggi. Caro Babbo Natale, vorrei un paese che si prende cura di tutti i bambini, di tutte le mamme e di tutti i papà, ché occuparsi dei piccoli è un lavorone – tu ne sai qualcosa. Caro Babbo Natale, quando avevo 7 o 8 anni, mi hai mandato una macchina da scrivere di Barbie. È ancora nel garage dei miei genitori, anche se sono grande da un pezzo. Ho avutol’infinita fortuna, distribuita malissimo tra gli esseri umani, di trovare in un giocattolo un sentiero e di seguirlo ancora, anni dopo. Ovviamente, vorrei che Ada avesse la mia stessa fortuna di poter trovarein un seme della sua infanzia il suo sentiero, anche se questo dovesse portarla in posti per me impensabili. Per com’è fatto il mondo, non è affatto impossibile che ci riesca. Sarebbe carino però che ci riuscissero tutti, ricchi e poveri, bravi e meno bravi. A questo proposito, caro Babbo Natale, spero che tu non divida davvero il mondo in buoni e cattivi: lo sappiamo tutti che le cose sono più complicate di così. Io, per esempio, voglio unafiglia immeritevole, voglio essere unamamma immeritevolee anche unamoglie immeritevole,perché ilmeritoè una bugia e, se tu ci credi, io smetto di credere a te. Sostituisci pure il dinosauro con un sacco di carbone, ché a fare i regali ci penso da sola. Sono convinta, però, caro Babbo Natale, che tu conosca il mondo e che provi, di anno in anno, aridistribuire i regali con più equità. Ché, alla fine, i regali non contano: sono sicura che Ada giocherà 5 minuti col dinosauro e 3 ore e mezza con la confezione vuota.
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