Spaventata, insicura, post-populista. Queste sono le principali caratteristiche della società italiana emerse nel56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2022delCensis, pubblicato agli inizi di dicembre. Esso fotografa una nazione spenta, in declino, dove “alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali, di lungo periodo, si aggiungono adesso gli effetti deleteri dellequattro crisi sovrapposte dell’ultimo triennio: la pandemia perdurante, la guerra cruenta in Ucraina, l’alta inflazione, la morsa energetica. E la paura straniante di essere esposti a rischi globali incontrollabili”. Il rapporto di oltre 500 pagine esplora i vari ambiti economici, politici e sociali della Repubblica italiana, delineando un quadro negativo e drammatico dove quasi la totalità dei cittadini (il 92,7%) sono spaventati dall’inflazione e dalle conseguenze sull’economia del Paese. Ma di fronte a questo declino socio-economico, rispetto alla precedente fase “populistica”, non si registrano significative rivolte, proteste e manifestazioni da parte della popolazione. Al contrario “emerge il massificarsi di una ritrazione silenziosa dalla partecipazione ad ambiti costitutivi del vivere civile” che porta una ripulsa verso i privilegi dei ceti più abbienti, e allo stesso tempo, come testimoniato dalle ultime elezioni politiche di settembre, a un’astensione recordche ha visto quasi 18 milioni di persone, pari al 39% degli aventi diritto, rifiutarsi di votare. Gli italiani sono spaventati dalle crisi globali, inerti di fronte ai pericoli, con2 italiani su 3 pervasi dall’insicurezzae l’89,7% che “dichiara che, pensando alla stringente successione di pandemia, guerra, crisi energetica e ambientale, prova una tristezza di fondo, e il 54,1% avverte la forte tentazione di restare passivo, senza prendere iniziative, blindandosi nel privato”. Vi è in corso una generale ritirata delle forze sociali e culturali dettata dal fatto che secondo il Censis “le grandi narrazioni di ascesa individuale non catturano più: le simbologie mobilitanti del turbo-consumismo sono destituite di vigore. Tra gli italiani ora prevale piuttosto la voglia di essere se stessi, con i propri limiti, ispirandosi a una filosofia di vita molto semplice: lasciatemi vivere in pace nei miei attuali confini soggettivi”. Questo mix di fattori va ad alimentare il generale declino del Paese, che presenta una della società più anziane al mondo con implicazioni profonde per l’evoluzione economica, il welfare system e il sistema sanitario sempre più fragile. Nel periodo che va dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti è passato da 19,1 a 17,3 per 10.000 abitanti, mentre quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 per 10.000. Un altro grave problema non risolto è quello deiNeet, ovvero giovani che non studiano e non lavorano, i quali si attestano intorno al23,1% nella fascia 15-29 anni, determinando un primato negativo in Europa, con impatti deleteri sulla scolarizzazione. In chiaroscuro invece i dati riguardo lacriminalità, con un calo netto dei crimini efferati, ma con allo stesso tempo un aumento delle violenze sessuali, delle estorsioni e dei reati informatici nel periodo 2012-2021. Rimane centrale e prioritaria la questione del rilancio del Paese, con un’economia che cerca di ridurre le filiere della globalizzazione re-indirizzandosi verso l’Unione europeae gli Stati Uniti, orientata verso l’export, ma con una crescente biforcazione fra imprese medio-grandi in grado di fornire livelli retributivi medio-alti e imprese di piccola dimensione che non riescono a garantire un’occupazione stabile e adeguatamente retribuita. Su questo dovrà lavorare la pubblica amministrazione italiana, anch’essa inrapido invecchiamento(età media che sfiora i 50 anni) e con un organico in diminuzione.
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