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“Road to Chaos”: la strada che buca l’Amazzonia

 

Gli attivisti la chiamano“la Strada del Caos”: è un serpente di terra lungo 120 km che è stato realizzato dai “miners” attratti dai minerali che si celano nel Polmone verde del mondo, la Foresta amazzonica. L’obiettivo dei cercatori d’oro è di far entrare gli escavatori nel più grande territorio indigeno delBrasile, apparentemente protetto. Lo hanno rivelato per primi il quotidiano britannicoGuardiane la televisione brasilianaO Globo, che hanno sorvolato l’area a rischio, al confine tra Brasile e Venezuela, insieme agli attivisti diGreenpeace:Danicley de Aguiar, un ambientalista dell’organizzazione fondata a Vancouver nel 1971, ha guidato la missione di ricognizione dell’immenso santuarioindigenoper vedere con i suoi occhi l’assalto dei minatori illegali.È la prima volta, secondo Aguiar,che sono stati individuati macchinari così pesanti nel territorio degli Yanomami, un’area grande quanto il Portogallo, nell’estremo nord dell’Amazzonia brasiliana. «Crediamo che ci siano almeno quattro escavatori, e questo porta l’estrazione mineraria nel territorio Yanomami a un livello superiore, a un livello di distruzione colossale», ha detto prima che il suo team prendesse il volo per confermare l’esistenza della strada. Una volta scoperta l’arteria clandestina, eccoli là:tre escavatori gialli avevano estratto una miniera d’orodalle rive del fiume Catrimani. Un quarto, in una raduna vicina, stava distruggendo un territorio in cui vivono circa27.000 membri dei popoli Yanomami e Ye’kwana, comprese diverse comunità che non hanno contatti con il mondo esterno: una si trova a poco più di 15 km di distanza dalla strada. Secondo l’attivista e leader indigenaSônia Guajajara, nominata una delle 100 persone più influenti al mondodalTime, i criminali hanno approfittato delle recenti elezioni presidenziali brasiliane per violare le terre degli Yanomami. Ma non è una novità: l’arrivo degli escavatori è l’ultimo capitolo diun assalto che dura da più di cinquant’anniin cui le bande minerarie hanno devastato il territorio. I cercatori d’oro, noti comegarimpeiros, hanno iniziato la ricerca di stagno e oro in questa zona negli anni ‘70 e ‘80, dopo che la dittatura militare esortò i brasiliani a occupare una regione che chiamava “una terra senza uomini per uomini senza terra”. La fortuna di alcuni si tradusse in una catastrofe per gli Yanomami: la tribù fu decimata da epidemie per loro letali.Secondo il gruppo per i diritti umaniSurvival International,circa il 20% morì in soli 7 anni. All’inizio degli anni Novanta, dopo un’ondata di proteste a livello mondiale, decine di migliaia di minatori vennero fatto sgomberare nell’ambito diun’operazione di sicurezza chiamataSelva Livre(Liberazione della giungla). Fu allora che venne creata una riserva da 9,6 milioni di ettari da parte del presidente dell’epoca del Brasile, Fernando Collor de Mello. Ma nel decennio successivo igarimpeirostornarono a farsi sentire, edopo l’elezione diJair Bolsonaronel 2018la situazione è diventata ancora più critica: l’arrivo del leader populista di estrema destra ha portato con sé il ritorno dei minatori illegali, secondo le stime circa 25.000. Júnior Hekurari Yanomami, un leader del popolo indigeno, l’ha definito «un governo di sangue». Il giornalista delGuardianDom Phillips, assassinato in Amazzonialo scorso giugno, aveva parlato di “un inferno industriale azionato a mano in mezzo alla selvaggia bellezza tropicale” riferendosi a una miniera nel territorio degli Yanomami alla fine del 2019. Ora, la situazione è ulteriormente peggioratacon l’arrivo degli escavatori idraulici e della strada illegale, visti come uno sviluppo preoccupante per le comunità che stanno già affrontando quella che viene definita una tragedia umanitaria. Nel primo discorso a seguito della sua elezione,il presidente Luiz Inácio Lula da Silvaha detto che «sia il Brasile che il pianeta hanno bisogno che l’Amazzonia sia viva». Secondo Alisson Marugal, procuratore federale incaricato di proteggere le terre degli Yanomami, fermare l’estrazione mineraria illegale sulla terra degli Yanomami è possibile, mafinora è mancata del tutto la volontà politica. Hekurari Yanomami spera in un intervento federale su larga scala quando il nuovo governo prenderà il potere a gennaio, ma sconfiggere igarimpeirosnon sarà facile: sono armati di fucili e mitragliatrici, non solo di vanghe. Il prezzo dell’inazione, però, sarebbe l’annientamento di un popolo. Un popolo che vive in Amazzonia da migliaia di anni.

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