Sotto la presidenza della Repubblica Ceca, dopo 8 ore di trattative, il cuore della questione resta scritta tra due parentesi che racchiudono il nodo del problema: ilprice cap. Le cifre per far scattare il meccanismo variano tra 160 euro per MegaWattora a 220 euro/MWh, e in questi margini si muove la diplomazia energetica. Per far scattare il meccanismo, la soglia di prezzo dovrebbe rimanere più alta della cifra che verrà indicata – si spera definitivamente lunedì prossimo -per un periodo di tempo tra i 3 e i 5 giorni.Oltre a un fattore temporale – non definito – e una cifra massima – anche questa non definita – la differenza con i prezzi globali del gas naturale liquefatto (GNL) deve esseresopra i 35 euro per un numero di giorni che va tra i 3 e i 5, anche questo arco temporale non è definito. Quindi, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire chec’è un accordo sul testoe che sualcune parti tra parentesibisogna ancora discutere. Ma è proprioil contenuto tra le parentesi il cuore del problema! Il Ministro per l’ambiente, Gilberto Picchetto Fratin, al termine del Consiglio straordinario Energia di ieri sera ha dichiarato: «Abbiamo un accordo sul meccanismo ed è stato stabilizzato un testo sul meccanismo. Certamente ci sono ancora alcuni punti che vanno definiti. E verranno definiti durante lariunione del Consiglio Energia di lunedì prossimo. Il punto principale in questo momento di discussione è la soglia di prezzo». L’Ue aveva proposto 2 condizioni che avrebbero fatto scattare la soglia al prezzo del gas scambiato sul mercato olandese: quando i prezzi raggiungono i275 euro per MegaWattora per 2 settimanee quando i prezzi sono superiori di oltre 58 euro per MWh rispetto a quelli del gas naturale liquefatto. Ma questa proposta piace a pochi. Italia, Grecia, Polonia e Belgio chiedonoun limite di prezzo più stretto e in parte dinamico, che possa seguire gli andamenti del mercato e la situazione così mutevole che l’Europa sta vivendo. Paesi come Germania e Paesi Bassi invece spingono per un tetto più alto, temendo che un sistema così rigido possa rendere più difficile l’approvvigionamento per le future riserve di gas. Altri Paesi, come la Francia, restano nel mezzo tra queste fazioni. Insomma, l’energiaresta ancora un problema da risolvere e l’unica soluzione, in attesa di decisioni, restaridurre i consumi, ma anche su questo non tutti i Paese si muovono allo stesso modo. Infatti, l’European Environmental Bureau – Eeb,in unreportdichiara: “Le misure adottate dai governi per ridurre i consumi di gas ed elettricità variano notevolmente in Europa e sembrano insufficienti per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico dell’Ue”. A guidare la classifica delle città che maggiormente sono in grado diridurre i consumi energetici,insieme a Roma, c’è Berlino, Parigi e Madrid (sicuramente perché, specialmente Italia e Germania, erano i maggiori importatori di gas russo). A seguire c’è un nutrito gruppo di Paesi europei in cui l’introduzione dimisure per la riduzione dei consumi energeticiha riguardato solo gli enti pubblici. Ma c’è anche chi, nonostante la forte dipendenza dal gas, come Paesi Bassi e Croazia, hanno introdotto solo misure volontarie di risparmio di gas oppure, come Romania e Lituania, non hanno introdotto alcuna misura per ridurre il consumo energetico. Sono passati 4 mesi da quando i leader europei hanno deciso di ridurre la domanda di gas dei loro Paesi del 15% e di elettricità del 10%. Ma lemisureadottate in questo senso sembranotroppo disomogenee tra i Paesi dell’Ue. Come se non bastasse, dopo 8 ore di Consiglio, le cose definite sembrano ancora poche e a subirne gli effetti sono tutti gli europei:fare laspesa oggi costaquasi il 13% in più rispetto allo scorso anno, un record che non si raggiungeva dal 1983. I nostri Ministri riusciranno a trovare la quadra lunedì prossimo?
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