Continua il pugno duro della Repubblica islamica contro i dissidenti che da più di 3 mesi stanno portando avanti leprotestescatenate dalla morte della ventiduenne curdaMahsa ZhinaAmini. Secondo l’organizzazioneIran Human Rights(Ihrngo) sarebbero almeno100 le persone arrestateche rischiano lapena di morte.Il 27 dicembre l’ong basata a Oslo ha rilasciato unrapportoche fa il punto sulle accuse e sulle condanne registrate nel Paese, riportando i dati dei detenuti e il loro status. Tra le 100 persone identificate da Ihrngo almeno11 avrebbero già ricevuto la sentenzadi condanna alla pena capitale. Si tratta per la maggior parte di uomini sotto i 30 anni, compresi almeno 3 minorenni. Le accuse più ricorrenti riguardano il reato dimoharebeh(inimicizia contro Dio), applicabile per qualsiasi atto d’offesa alla religione o allo stato e punibile con la pena di morte, la crocifissione, l’amputazione della mano destra e della gamba sinistra o l’esilio. Le altre accuse più comuni sono per il reato diefsad-fil-arz(corruzione sulla Terra), un crimine per cui manca una definizione rigorosa e che lascia ampia discrezione alle valutazioni dei giudici, ebaghy, la ribellione armata contro l’autorità religiosa. Il numero delle persone a rischio di esecuzione, che comprende anche 5 donne, è probabilmente più alto di quello riportato. Secondo l’organizzazione molte famiglie sono sotto ricatto o non se la sentono di esporsi. In alcuni casi i detenuti hanno difficoltà ad accedere alla rappresentanza legale e perfino a contattare i propri familiari. Il rapporto ricorda inoltre l’uso abituale dellatorturanei confronti delle persone arrestate per estorcere false confessioni e lamancanza di equi processi. Secondo il direttoredi Ihrngo Mahmood Amiry-Moghaddam, l’incremento delle condanne a morte sarebbe parte della strategia del Governo iraniano per arginare le proteste, ma per il momento non sembra funzionare: «Quello che abbiamo osservato è solo un aumento della rabbia contro le autorità. La strategia del terrore attraverso le esecuzioni ha fallito». Le stime dell’organizzazione riportano che dall’inizio delle protestesono almeno 476 le persone uccisedalle autorità iraniane, tra cui64 minorenni. Il tasso di mortalità più alto è quello registrato in Sistan Baluchistan (130 persone), seguito dalle province dell’Azerbaigian Occidentale (53), del Kurdistan (53) e di Teheran (52). A queste cifre si aggiungono quellerilasciate a novembredalle Nazioni Unite, secondo le quali sarebbero almeno14.000 le persone arrestatedurante le proteste. A dicembre la Repubblica islamica ha giustiziato 2 manifestanti. Mohsen Shekari, 23 anni, è stato ucciso l’8 dicembre con l’accusa di aver ferito un membro deibasije dimoharebeh. Pochi giorni dopo, il 12 dicembre, un altro ventitreenne Majidreza Rahnavard è stato impiccato per aver accoltellato a morte 2basije averne feriti altri 4. La sua condanna è stata eseguita a soli 23 giorni dal suo arresto.
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