Bisogna avere un acuto sguardo sulla realtà, “sentirla” ascoltando e osservando gli altri e saperla coglierla per poterla restituire. La produttrice creativaErika Brennaha proprio queste qualità, che si sposano con un approccio propositivo verso la vita, una voce chiara e partecipe di chi vuole entrare in contatto e comunicare sia temi non semplici sia con chi gli è più prossimo. Sudiscovery+trovi il documentarioSecond Chance, ideato e diretto dalla stessa Brenna, realizzato con il supporto di Cisco Italia e della Comunità di Sant’Egidio di Roma. Al centro4 storie, 2 appartenenti allarealtà carcerariadi Bollate e 2 incentrate su vicende diemarginazione ed esclusione.A traghettare lo spettatore nell’incontro con i protagonisti scelti è l’attriceCristiana Capotondi,che ha sempre dimostrato di avere a cuore argomenti anche scottanti come la violenza di genere e di impegnarsi in prima persona pure nella sensibilizzazione sul cambiamento climatico. «Tutto è nato in via amichevole e informale, tramite Cristiana – svela Brenna aLa Svolta -la quale conosce Cisco che ha dato vita allaCisco Networking Academy(corsi di specializzazione informatica che dal 2000 rappresentano una realtà virtuosa e consolidata all’interno del carcere di Bollate e di altri istituti di pena italiani, ndr). Ho avuto un incontro con il capo delle relazioni istituzionali, Francesco Benvenuto, il quale mi ha spiegato in cosa consistesse il loro progetto. È sorta spontanea l’idea di raccontare tutto ciò e, scrivendo il contest, ho pensato che sarebbe stato interessante narrare 4 storie, diverse tra loro, col comune denominatore delriscattoattraverso l’incontro con persone o organizzazioni sociali. La gestazione è stata abbastanza lunga in quanto non si è trattato di farlo “su commissione”, ma è nato piano piano, con incontri preparatori, il tutto in un processo molto naturale». Erika BrennaCredit: Maki Galimberti Non è semplice approcciarsi a vite ferite, che hanno sbagliato, ma non vogliono essere “marchiate a vita” eSecond Chancelo fa con tatto. Al centro 4 storie esemplificative e, al contempo, uniche: Luca, che proprio a Bollate sta scontando un “fine pena mai” per omicidio e grazie alle competenze acquisite lavora ogni giorno fuori dal carcere, e Giulia, anche lei condannata per omicidio ma che non ha più paura di un futuro che vede «colmo di difficoltà ma nulla di impossibile», sono due tra i tanti detenuti che frequentano i corsi per conseguire il diploma di informatica investendo su se stessi e puntando alreinserimento in società. Il filo del racconto prosegue a Roma per conoscere la storia di Renato, il quale con l’esplodere del Covid si è ritrovato in mezzo alla strada, anzi su una “panchina cinque stelle” a Trastevere, senza più nulla: «La cosa che mi ha permesso di ricominciare – racconta a Capotondi – è stato l’incontro con la comunità di Sant’Egidio, i nuovi amici, l’affetto che ho ricevuto, l’entusiasmo che mi hanno dato». Fino ad affezionarsi a Nour e Hasan, una coppia di giovani borghesi di Damasco fuggiti dall’orrore della guerra con un bimbo fra le braccia, che non perdono la speranza di avere la lorosecond chance, ovvero «una nuova vita, con nuove circostanze, per poter superare gli ostacoli che abbiamo avuto nella nostra vita prima». Si avverte pudore nel l’approccio di Capotondi nelrapportarsi con queste persone(e non è scontato). Erika Brenna manifesta stima verso l’attrice spiegandoci come conosca «Cristiana sul piano professionale da 5 anni e il bello di lavorare insieme è che non si scrive per lei, ma con lei poiché so il suo grado di sensibilità per cui pensavo alle domande avendo già in mente il suo tatto. Ci tengo a dire chelei si appropria di ciò che scrivo, avvicinandolo a sé e confrontandoci: è bellissimo vedere come ha “tradotto” le parole messe nero su bianco da me in un modo unico, nessun altro avrebbe potuto fare di meglio. Apprezzo tantissimo comeCristiana sia al servizio del prodotto: lo spettatore si affeziona a ciò che dice, ma lei non toglie mai luce al protagonista di turno. Dialogano ed è talmente potente il vissuto che portano che non c’è bisogno neanche di evidenziare con musiche (oltre al fatto che non mi appartiene)… l’emozione era palpabile. Il punto di partenza è il reato, nel senso che viene detto, ci premeva, però, andare oltre. Mi interessava tantissimo l’autenticità nel loro raccontarsi, e questo l’ho toccato con mano nei vari incontri preparatori. L’altro filo che mi lega molto con Cristiana sta nell’aver presentato anche la possibilità di uncarcere che restituisca dignità all’essere umano». Second Chance – Cristiana Capotondi Second Chance – Cristiana Capotondi Rimanendo in una prospettiva di aprire squarci su realtà, con una narrazione dritta, chiara e coinvolgente s’inserisce un altro progetto. Domani su Rai1, dopoNaTale e Quale – speciale Telethon -condotto da Carlo Conti – è previsto in seconda serata l’approfondimentoLe nuove frontiere della ricercaper la regia di Jovica Nonkovic, ideato e scritto da Erika Brenna con la consulenza scientifica di Francesca Pampinella. «A partire dalla terapia genica – fiore all’occhiello rivoluzionario di ricerca e cura delle malattie genetiche rare – siamo andati a indagare quali sono le evoluzioni estendibili a quelle che non sono malattie genetiche rare. Il tutto con un linguaggio diretto e comprensibile trattando, a esempio, delle immunoterapie nella cura dei tumori. Studiare le malattie genetiche rare in oltre trent’anni di Telethon ha consentito e consente di fornire strumenti di cura anche per malattie molto più comuni», ha tenuto a specificare Brenna. Ci saranno racconti di ricercatori e di medici, le testimonianze del Direttore Generale di Telethon Francesca Pasinelli e della famiglia di Vittorio, un bambino di 9 anni affetto da una grave malattia genetica rara, il cui nome è stato scoperto dopo anni di studi e indagini solo grazie all’innovativo Programma Malattie senza diagnosi di uno degli Istituti Telethon. In alcuni snodi cruciali della narrazione troviamo Barbara Gallavotti, biologa, divulgatrice scientifica, autrice da oltre vent’anni di trasmissioni televisive di informazione e approfondimento qualiSuperquarkeUlisse. Ospite fissa adiMartedìsu La7, collabora anche con la televisione svizzera italiana. Alcuni estratti dal repertorio diSuperquarkdi Piero Angela sono stati utilizzati proprio per supportare nella comprensione e, al tempo stesso, vogliono essere un omaggio al suo apporto così importante nella divulgazione scientifica e nel sostenere Fondazione Telethon. Nella contaminazione di linguaggi, nell’arco dei 50 minuti molto serrati trova spazio una parte del corto di Mauro Mancini prodotto da Movimento Film con Rai Cinema per Fondazione Telethon,Mio figlio: protagonisti l’attore Vinicio Marchioni e lafamiglia di Fabio, un bambino che ha ricevuto il trattamento di terapia genicaall’Istituto San Raffaele Telethon di Milano per una grave malattia del sistema immunitario, la sindrome di Wiskott-Aldrich.
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