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L’anno della “crisi permanente”

 

«Un lungo periodo di instabilità e insicurezza, specialmente quello derivante da una serie dieventi catastrofici». È ladefinizionedi “permacrisis”, eletta parola dell’anno 2022 dalCollins English Dictionary, il popolare dizionario inglese pubblicato dall’editore statunitense HarperCollins. «Un termine che incarna perfettamenteil senso vertiginoso di barcollare da un evento senza precedenti a un altro, mentre ci chiediamo cupamente quali nuovi orrori potrebbero essere dietro l’angolo»,affermal’autoreDavid Shariatmadarisul blog ufficiale del dizionario. In principio fu ilCovid-19, che con la sua nemesi di calcolate restrizioni, lockdown forzosi e prudenti distanziamenti ha precipitato l’umanità in una sorta dimetaversorealizzato, uno spazio alternativo che ha portato il corpo sociale dallo stato liquido a quello gassoso. Ma mentre l’horror vacuidella pandemia sembrava alle ultime battute – era invece l’inizio degli sfiniti titoli di coda cheancorascorrono –, laguerrainUcrainaci ha fatto rimpiangere l’assenza di contatti fisici. In sottofondo, ineluttabile, il countdown dell’emergenza ambientale, che in apertura della Cop27 il Segretario generale delle Nazioni UniteAntonio Guterreshadefinito«un’autostrada verso l’inferno climatico». Conpedaggiancora più salati per i più poveri e la sensazione che la letteratura catastrofista non tarderà a darci saggi sempre più evidenti del guaio in cui ci siamo cacciati. «Come sopportare tutto ciò?» sidomandavasuElisabetta Ambrosisu La Svolta a marzo di quest’anno. «Il primo passo, per quanto doloroso, èaccettare che siamo in una crisi permanenteda cui non usciremo. Almeno non ora, non nei prossimi anni né forse decenni. Il secondo, cominciare aattrezzarsi per vivere nell’era delle emergenze. Cercando di ritagliarsi spazi privati, ma anche pubblici, dove le emozioni non schiacciate dalle continue crisi possano fluire ancora spontaneamente». Attrezziamoci quindi, e intanto pensiamo a uscire come meglio possiamo dall’anno che sta per finire. È noto ma vale ripeterlo: la parola‘crisi’ proviene dal grecokrisis, ‘scelta’, a sua volta derivante dakrino– da cui anche ‘critica’ o ‘criterio’ – che vale per ‘separare’, ‘distinguere’, quindi ‘decidere’, ‘giudicare’. Se il concetto di crisi permanente, per paradosso, sconfessa lafilosofia del progressoe sembra negarci perfino l’idea compensatoria di opportunità, ci invita però a riconsiderareil nostro ruolo di osservatori quali operatori di scelte. Affrontiamo minacce più grandi di noi? Il fanciullo Davide sconfisse il gigante Golia con una fionda. Ci vuole coraggio, ma anche saper usare bene gli occhi per prendere la mira.

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