L’insieme di tutti ibenefite delleiniziativeattuate dai datori di lavoro nei confronti dei propri dipendenti costituiscono il cosiddetto “welfare aziendale”.La sua importanza è figlia del cambiamento della cultura del lavoro in atto negli ultimi anni, che con l’avvento della pandemia ha fatto un’ulteriore salto in avanti. Quest’ultima ha, infatti, stravolto le nostre abitudini e il nostroequilibrio vita-lavoroportando al centro dell’attenzione un nuovo concetto diwellbeing, inteso come la tutela dell’integrità della dimensionepsicofisica, emotiva, finanziaria e occupazionaledell’individuo. Nella ricercaIl welfare di domanidiNomismaper l’OsservatorioCirfood Districtsono stati ascoltate leesigenze di 1.000 lavoratorie degli executive di oltre 150 aziende in tutta Italia e nei settori più disparati. Da questa indagine è emerso come8 lavoratori su 10 ritengano fondamentale la presenza di un welfare aziendaleadeguato e tra coloro che non ne dispongono 9 su 10 sarebbero interessati a usufruirne. A destare il maggiore interesse sono i benefit in ambito sanitario, seguiti da una maggiore attenzione all’alimentazionee al sostegno dei propri cari. Nomismaevidenzia comepiù del 70% dei lavoratoriintervistati ha accesso a dei servizi di welfare: si tratta principalmente dibuoni spesa(47%), servizi disanità integrativa(46%),previdenzacomplementare (36%) eristorazione aziendale(31%). Tra gli executive intervistati, invece, la percentuale che ha dichiarato di fornire ai propri dipendenti almeno 1 servizio di welfaresupera l’80%. Gli intervistati hanno identificato come particolarmente positiva la presenza di benefici per il lavoratore. Permettono, infatti, difavorire un clima aziendale armonioso, incrementare lareputazionedell’azienda e garantirelivelli di presenza dei dipendenti più altigrazie alla prevenzione della salute. Spesso e volentieri la contestazione del welfare aziendale si muove attorno a una domanda: “Ma non sarebbe più conveniente aumentare semplicemente lo stipendio? Almeno acquisto quello che voglio!” In realtà, non è esattamente così. La motivazione è piuttosto banale:i servizi di welfare non sono tassati. Costituiscono dunque una risorsa chearriva al netto nelle mani del lavoratoree di cui può godere a 360 gradi. I benefici, poi, non terminano qui: la presenza dibenefitscostituisce una risposta concreta alle proprie esigenze,migliorando la qualità di vitadei dipendenti einnalzando la loro fiducianei confronti dell’azienda. Un evidentewin-win, perché l’azienda e i suoi dipendenti ne giovano tanto nel breve quanto nel lungo periodo. I lavoratori soddisfatti sono deilavoratori produttivied è ormai risaputo come il successo di un’impresa dipenda dal successo di coloro che la compongono. Più i dipendenti sono felici più si sentiranno rappresentati dall’azienda e più si impegneranno nello svolgimento del loro lavoro. Al tempo stesso, la loro fedeltà nei confronti dell’impresa aumenta, permettendo a quest’ultima dimantenere e attrarre i talenti, come ha spiegato il Direttore Comunicazione e Marketing diCirfoodDaniele Fabbi. All’interno di un sistema economico soggetto a cambiamenti continui e a crisi improvvise che mettono sotto stress le imprese, il welfare aziendale è una risorsa da non sottovalutare. Questo permette dirivolgersi direttamente ai bisognie ai desideri del personale, proprio per questa ragione è vitale che si crei unacomunicazione diretta tra i vari livelli di gestione. I datori di lavoro devono comprendere quali sono i mezzi più adeguati per soddisfare queste esigenze, ascoltando e imparando direttamente da coloro che costituiscono il cuore pulsante dell’impresa.
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