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Tutti quelli che “mai più”

 

Ancora una voltapiangiamo morti,osserviamo il fango che entra nelle case e le travolge, massi e detriti che rotolano, portando a valle mobili, mattoni, cemento, foto, lenzuola, vestiti, tv, pupazzi, ricordi. La vita di decine di persone, in breve. E siamo anche pronti al fastidioso spettacolo successivo, che in realtà sta già andando in scena, alla sua ennesima replica. Quello dei“mai più”,degli“era un territorio a rischio”,dei“prima o poi doveva succedere”, di quel geologo che lui sì che lo aveva detto, inascoltato, o del politico che si prende il merito di essersi sempre opposto ai condoni. Ne faremmo volentieri a meno, come ne avremmo fatto a meno subito dopo l’alluvione nelle Marche, dopo quella di Catania un anno fa, del Piemonte di 2 anni fa e se vuoi possiamo citare quasi tutta Italia. Casamicciola, ci dicono oggi, non dovrebbe nemmeno sorgere dove sorge a causa dei rischi che corre da sempre e quindi pensare a un condono edilizio per quell’area è da matti. Eppure di condoni ce ne sono stati tanti, con l’ultimo atto nella vidimazione da parte del governo Conte di procedure che erano ferme da decenni. Spesso ce la prendiamo con la politica ed è giusto che lo facciamo: a chi guida il Paese dovrebbe essere richiesta la lungimiranza di non inseguire il consenso immediato, di pensare a quelle che sono le soluzioni migliori per l’Italia o per un singolo territorio. Però, senza colpevolizzare quegli Ischitani che oggi sono immersi nel fango e nel dolore, dobbiamo dirci che dove la politica arriva con la sua offerta, vuol dire che c’è domanda. Dove si offre condono è perché qualcuno lo chiede. E non si può non comprendere umanamente, perché spesso quelle sono case nelle quali si vive da generazioni o fonti di sostentamento grazie gli affitti estivi. Ma ugualmente la richiesta di condono parte da là. E non sono forse i cittadini di altri territori a bloccare con ricorsi e controricorsi le vasche di laminazione che servono a contenere i fiumi quando si ingrossano troppo? Quando in settembre è esondato il Misa, travolgendo una serie di comuni in provincia di Pesaro Urbino e Ancona e uccidendo 12 persone, si è appreso che qualcuno si era presentato in tribunale persino per bloccare la rimozione dei tronchi dall’alveo del fiume. E poi, certo, c’è la burocrazia, ci sono le normative complicate, i soldi per i lavori che faticano ad arrivare e, da ultimo, una parte di politica che ci mette il cappello.Fioriscono i “mai più”.

Redazione

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