Vedere le nostre case piene di verdi piante rigogliose ci fa sentirebene con noi stessi e con il pianeta. Aria più pulita, alta instagrammabilità e massima sostenibilità. O forse no. Se anche tu sei unə fierə possessorə di una lussureggiante oasi domestica, forse dovresti sapere che non è esattamente così. Secondo un’analisi dellaCnnche riassume numerose ricerche sul tema, infatti, non solo le piante da appartamento non avrebbero effetti significativi in termini dimiglioramento della qualità dell’ariacome si credeva inizialmente, ma avrebbero soprattutto unimpatto sul pianeta, smentendo il loro aspetto ecologico. I “plant parents” orgogliosi sono in crescita, come è evidente anche da una semplice occhiata sui social: l’hashtag#plantsoftiktok(uno tra i tanti) ha accumulato oltre 6 miliardi di visualizzazioni. Solo negli Stati Uniti, nel 2019 c’erano più di2.300 coltivatori di piante da internoe le vendite sono state pari a 691 milioni di dollari, secondo un rapporto delcensimentodel Dipartimento dell’Agricoltura. Numeri che oggi sono sicuramente in crescita, se è vero che già l’anno successivo le ricerche di piante da appartamento come “pothos” hanno fatto registrare unpicco tra i trend di Google. Del resto, creare oasi in perfetto Pinterest-style in casa è diventato facile e veloce, grazie anche a siti di consegna a domicilio che offrono alternative ai negozi locali. Eppure, spiegaJaqui Palumbo, in tutto questo verde di“green” ce n’è meno di quello che potremmo pensare. Se l’effetto benefico sull’aria che respiriamo era già stato ridimensionato da unostudio del 2019dal titolo “Potted plants do not improve indoor air quality”, ora anche l’aspetto dellasostenibilità delle piante è in discussione, anche se potrebbe sembrare un controsenso. «Dietro il tuo negozio di piante locale o e-retailer c’èun’industria multimiliardariache richiede un’enorme quantità di risorse per coltivare e trasportare la vegetazione per raggiungere la tua casa», spiega Palumbo. Sebbene i benefici del giardinaggio (indooreoutdoor) siano innegabili, è però fondamentale essere consapevoli deicosti nascostie di tutte le risorse necessarie per coltivare e mantenere le piante d’appartamento, per cercare di trovare un equilibrio che possa fare bene a noi e all’ambiente. Non solo ilconsumo di acquanecessario all’irrigazione può mettere in crisi le aree già soggette a siccità, ma è soprattutto l’utilizzo difertilizzantiche può avere un impatto ambientale dannoso. È il caso, a esempio, dei nitriti che secondo un rapporto del 2012 dell’Uc Davishanno contaminato la baia di Chesapeake, il più grande estuario degli Stati Uniti, e l’acqua potabile della California, o del protossido di azoto, un gas serra emesso da questi fertilizzanti che riscalda l’atmosfera quasi 300 volte di più dell’anidride carbonica. Fare a meno di fertilizzanti e pesticidi, però, non si può: «le piante da interno e altri prodotti per vivaisono prodotti estetici», ha spiegato alla Cnn il dott.Loren R. Oki, specialista in orticoltura ambientale presso l’Università della California, e condirettore presso l’Università della California Nursery and Floriculture Alliance. «Devono essere perfette. Se la pianta ha una foglia marrone sopra, la gente non la comprerà. Quindi ci sono anche le pressioni del consumatore che anche i coltivatori devono soddisfare». Anche letorbiereda cui proviene la torba che costituisce gran parte del terriccio sono in crisi, ovviamente non solo a causa del giardinaggioindoorma di incendi e, più in generale dello sviluppo. Questo, però, ne rende particolarmente difficile l’uso in orticoltura. La sua capacità di assorbire e immagazzinare carbonio, infatti, è fondamentale per proteggere l’ambiente: le torbiere danneggiate fanno il contrario, emettendo almeno 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno, secondoNature. A rendere poco sostenibile il mercato delle piante di appartamento è però anche un altro aspetto: dai vasi ai sacchi di terra, alle etichette fino alle buste, l’utilizzo dellaplastica monousoè ancora estremamente diffuso. Per fare un esempio tra tutti, se guardiamo ai vasi di plastica in cui arrivano le piante d’appartamento, scopriamo che secondo l’Usda i grandi coltivatori e vivai usanodecine di milioni di vasi di plastica in una sola stagione. Per la maggior parte non sono riciclabili e il 98% finisce nelle discariche. Nel 2009, l’Usdaha calcolato che l’industria delle colture in container aveva prodotto4 miliardi di unità, pari a 750.000 tonnellate di plastica. Le alternative ci sono– anche se, ovviamente, sono più costose e di minore reperibilità – e oltre a fare bene al pianeta sonola scelta migliore anche per le amate pargole verdi: i vasi biodegradabili, infatti, mantengono le piante più sane perché permettono più scambio di aria e acqua e, a seconda del materiale, possono aiutare a fertilizzare le radici. I bio-vasi, però, sono solo uno degli aspetti che è necessario considerare quando si parla di piante da interne e sostenibilità. Quello che dovrebbe davvero cambiare èl’approccio: è importante acquistare con consapevolezza, proprio come facciamo quando pensiamo alciboche arriva sulla nostra tavola o agliindumentiche indossiamo. Scegliere rivenditori locali e piante del territoriopuò essere un primo passo per ridurre quello che Palumbo chiama il nostro “plant miles” e le emissioni collegate al nostro acquisto, così come informarsi da dove e come arrivano da noi le piante che acquistiamo online. Ma anche smettere di acquistare eutilizzare le taleeper creare nuove piante, magari da quelle di un amico plant-addicted, può essere una nuova, più sostenibile, strada da percorrere.
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