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Sanità, Madrid: arriva lo “sciopero dei 10 minuti”

 

L’Associazione dei Medici e Laureati di Madrid -Amyts,Asociación de Médicos y Titulados Superiores de Madrid -ha chiesto a4.246 medici di famiglia e 715 pediatridei 430 centri di salute della Comunità di appendere il camice al chiodo per un po’. Dopo gliscioperinei servizi di emergenza extraospedaliera, iniziati il 7 novembre e terminati 10 giorni dopo grazie al raggiungimento di un accordo, il sindacato è in rivolta a causa della grave mancanza di personale. Per molti,visitare più di 50 o 60 pazientinel corso di un’unica giornata lavorativa, dedicando a ciascuno 3 minuti, è diventata la norma. Le organizzazioni internazionali ne raccomandano unmassimo di 20/25 al giorno. La portavoce del sindacatoAmyts, che rappresenta la maggioranza del personale medico, Isabel Vázquez, denuncia al quotidiano spagnoloEl Paische circa «il 20% dei posti non è copertoa causa dei pensionamenti e della mancanza di nuove assunzioni». Se ci fossero circa 1.200-1.300 professionisti in più, «la situazione non sarebbe così negativa, ma nemmeno positiva, perché l’organico non è correttamente dimensionato per la popolazione servita, né comprende un numero sufficiente di professionisti per coprire le assenze». Secondo i calcoli del sindacato, ci sarebbero600.000 residenti a Madrid senza un medico di basee212.000 bambini senza un pediatra. E i medici in attività devono spartirsi chi rimane scoperto.El Paisspiega che il ritardo per ottenere un consulto, secondo i medici, varia da 4-5 giorni a 15-20 a seconda del centro – secondo il ministero della Salute, nel 2021 la media era di 5,4 giorni e nel centro peggiore è salita a 12 giorni. Il rapporto di medici di base per 1.000 abitanti nella capitale è il secondo più basso del Paese, e sebbene in tutte le comunità i professionisti denuncino la mancanza di personale, il sistema nel suo complesso ha aumentato i posti di assistenza primaria del 36%, mentrea Madrid sono diminuiti del 2%dal 2018, secondo i dati del Ministero della Salute condivisi duranteuna conferenza stampaall’inizio di novembre. Il problema risiede nel modo in cui vengono investiti i fondi nella sanità. Madrid è la seconda comunità con la più bassa spesa sanitaria pro capite: secondo idati del Segretariato Generale per l’Informazione Sanitaria del Ministero della Salute, la Comunità di Madrid ha stanziato1.521,86 euro per abitante nel 2020, e di questa cifrasolo il 10,66% è andato alle cure primarie: 162,23 euro per abitante,secondo il ministero. Si tratta della percentuale più bassa registrata a Madrid negli ultimi 20 anni. Contemporaneamente, è la regione che investe di più negli ospedali: il 69,7%. Anche se i bilanci regionali per il 2023 prevedono di destinare il 25% della spesa sanitaria alle cure primarie, spiegaEl Pais, l’Associazione in Difesa della Salute Pubblica assicura che le cifre “sono inventate”: quasi la metà sarà destinata alla spesa farmaceutica.E la colpa non è dellapandemia: «Sono cinque, sei, sette anni che denunciamo che la situazione è insostenibile e il Covid non ha fatto altro che dimostrare palesemente la mancanza di personale», ha spiegato Vázquez al quotidiano spagnolo. «È stato raggiunto un punto di non ritorno». Secondo il governo regionale la colpa è anche della carenza di medici a Madrid. Ma, a fine marzo, la confederazione sindacale delle Commissioni Operaie ha denunciato il licenziamento di “1.298 professionisti delle cure primarie” nella regione, il77% dei contratti Covid, stipulati come rinforzo per affrontare la pandemia. In totale, scriveEl Pais,il sistema sanitariodi Madrid ha perso6.000 tra medici, infermieri, ausiliari, inservienti e tecnici di laboratorio. I medici appena formati sono stati spaventati da contratti temporanei, stipendi bassi e condizioni di lavoro complesse, mentre i medici specializzandi formatisi a Madrid non vogliono lavorare nella città: negli ultimi 2 anni solo 37 su 443 hanno accettato i contratti offerti loro dal Ministero della Salute regionale. Per quanto riguarda i pediatri, solo 6 su 155 sono rimasti. Amytschiede un limite di 30 appuntamenti al giorno per i medici di base e 21 per i pediatri,per riuscire a dedicare almeno 10 minuti a paziente. Chiede anche un consolidamento degli orari, in modo che consentano un equilibrio tra vita privata e lavoro, oltre a una migliore retribuzione per l’assistenza primaria e all’accelerazione dei processi di selezione. L’obiettivo finale è “salvare l’assistenza primaria”, spiega il sindacato. “Se crolla,cade l’intero sistema”.

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