Con l’inizio della guerra in Ucraina e lo scontro geopolitico fra l’Occidente e la Russia, il governo italiano haacceleratoladiversificazione dei fornitori energeticicercando disostituireil gas russo nei mesi successivi. L’attenzione si è concentrata su alcuni Paesi africani, dove già da tempo erano in corso vari progetti da parte della società energeticaEni, soprattutto nellosfruttamentodei giacimenti di gas. Questo ha portato a ulteriore sforzi che hanno prodotto il primo carico digas naturale liquefatto (gnl) dal Mozambico, diretto in Italia in questi giorni: «Questo primo carico rappresenta un nuovo, importante passo nella strategia diEniche fa leva sul gas come fonte in grado di contribuire significativamente alla sicurezza energetica europea, anche attraverso la crescente diversificazione delle forniture, supportando nel contempo una transizione energetica equa e sostenibile » hadichiaratol’amministratore delegato Claudio Descalzi. Il gas deriva dal progettoCoral South,localizzato nelle acque profonde del bacino di Rovuma, dove da anniEni, in collaborazione con altre società energetiche, sta sviluppando gli impianti persfruttarei 450 miliardi di metri cubi di gas del giacimentoCoral, il quale a sua volta fa parte di un insieme di multipli giacimenti con riserve potenziali per 2.400 miliardi di metri cubi di gas. Gli enormi investimenti nel settore però continuano a scontrarsi con tutta una serie di gravi problematiche, a partire dall’instabilità presente nel Paese africano, dove gruppi terroristici legati all’Isis stannoconducendouna feroce campagna fatta di attacchi e attentati che dal 2017 ha provocato oltre 4.000 vittime e circa 1 milione di sfollati. Secondo Phipps Campira, direttore delle operazioni per la ongSave the Children,centinaia di migliaia di persone rischiano la carestia, specialmente quest’anno a causa della diminuzione degli aiuti umanitari convogliati verso l’Ucraina: «La situazione è ancora volatile. Gli attacchi sporadici stanno destabilizzando i nostri sforzi per raggiungere le persone sfollate. In certi giorni, esse non hanno il cibo per sfamarsi». L’altro grandeproblemache riguarda ilMozambicoè la crisi climatica-ambientale in corso. Le nazioni africane sono le più esposte e quelle più a rischio, soprattutto con l’aggravarsi dei fenomeni estremi. Il continuo investimento nellerisorse fossiliatte a garantire un primo sviluppo industriale del continente finisce per alimentare il cambiamento climatico, peggiorando le condizioni della popolazione e minando la transizione verso un mondo eco-sostenibile. Inoltre secondo unrapportodel think tankCarbon Trackerla «visione africana di espandere la sua produzione di gas naturale la lascerà finanziariamente in perdita. Ci sono state chiare prove dell’impegno del Nord del mondo a ridurre la sua domanda di gas naturale. I futuri ricavi delle esportazioni di gas diminuiranno di oltre il 50% entro il 2040 e il mercato del gas dovrà affrontare prezzi record bassi a causa della futura bassa domanda».
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