Sebbene chi scriva sia sostenitore della campagnaL8 tutto l’anno, portata avanti conThe Thinking Watermill SocietyeAgora Pharma- per ricordarci che idiritti delle donnesi rivendicano e si difendono non solo l’8 marzo ma tutti i giorni – l’iniziativa delle Nazione Uniti e sostenuta dallo stesso Segretario generale Antonio Guterres contro la violenza di genere è davvero la benvenuta. Parte il 25 novembre,giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e durasino al 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani: perché, anche se sembra superfluo ricordarlo, i diritti delle donne sonodiritti umani. È un‘iniziativa che ormai si ripete dal 1991 e sarebbe bello pensare che presto questo periodo sia dedicato solo alle commemorazioni di vecchie battaglie, che ormai non servono più. In questi giorni tutti sono invitati a sostenere la causa, semplicementeindossando abiti arancioni,che ricordano il tema delle lotte contro la violenza di genere (Orange the Worldè il nome della campagna promossa daUN Womenper fermare queste violenze) o sostenere iniziative più concrete. Nel nostro piccolo, con theThinking Watermill Societyci si siamo uniti a una Ong ugandese,Dwona Initiative, della quale sono uno dei directors indipendenti (ovvero senza poteri esecutivi), e abbiamo costituito un gruppo di educatori che si recherà in 6 scuole e 2 comunità rurali in Uganda per affrontare, anche attraverso giochi, i temi dellaviolenzae quale siano le sue diverse manifestazioni, con pieno coinvolgimento di femmine e maschi perché vi sia un cambio di mentalità (la violenza di genere è un problema di tutti, non solo delle donne che la subiscono). Così come facciamo nelle nostre campagne sull’igiene mestruale dove maschi e femmine imparano insieme cosa sia il ciclo, come esso funzioni e come si producono gli assorbenti senza stigma o pregiudizi. La campagna sarà indirizzata non solo ai bambini, ma anche agli educatori e agli amministratori scolastici e delle comunità per creare coscienza e stimolare azioni al fine di identificare situazioni concrete sulle quali dovere intervenire. In particolare, attraverso l’arte, cercheremo di aiutare i bambini a esprimere i loro pensieri ed eventualmente i propri disagi, magari attraverso un disegno. Il progetto si chiamaLet Art be My Voicee si basa sull’arte quale strumento di comunicazione più semplice, a portata dei bambini e di coloro che, traumatizzati, non riescono ad affidarsi ai consueti strumenti di comunicazione. Questa è una sola delle iniziative. Ognuno di noi può immaginarne e realizzarne altre, di modo che ogni anno non ci si limiti al doloroso e sterile conteggio delle donne uccise o oggetto di violenza, perché riteniamo che ognuno di noi, di fronte alla violenza ricorrente e all’abominio,non possa rimanere indifferente(ce lo insegna la nostra senatrice Liliana Segre) e debba almeno una volta nella vita porsi la domanda:cosa ho fatto io per evitare tutto questo?
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