Le rose rosse fanno pensare alla passione, i crisantemi vengono associati alla commemorazione dei defunti, le margherite rappresentano l’innocenza e il candore. Ifiorisono da sempre utilizzati per dimostrare una gamma diemozioniesentimentidifferenti, primi fra tutti quelli positivi, come l’affetto, l’amore e la gratitudine. Bisogna però risalire indietro nel tempo per individuare il momento storico preciso in cui da semplice gesto di gentilezza divennero un modo dicomunicare sentimenti e sensazionia cui non si poteva dar voce pubblicamente. Stiamo parlando dell’epoca vittoriana nelRegno Unito. In un periodo in cui era profondamente scoraggiato esprimere in maniera diretta ciò che si pensava, lafloriografia, cioè il linguaggio dei fiori, emerse comeun «mezzo di comunicazione clandestino», ha spiegato allaBbc CultureJessica Roux,autrice del libroFloriography: An Illustrated Guide to the Victorian Language of Flowers. Proprio lei l’ha definita paragonabile all’uso che oggi facciamo delleemoji, i simboli colorati che utilizziamo nelleapp di messaggistica e i social network per trasmettere i significati più disparati. Le fanciulle, all’epoca, ricamavano abiti e adornavano i capelli con i fiori per comunicare qualcosa, e quelli che davano in dono celavano spesso e volentieri dei veri e propri messaggi in codice. Un mazzo diroseveniva interpretato come ungesto di amore,un po’ come un cuoricino rosso su Whatsapp o Telegram. Se invece ne veniva offerto uno dirosegialle si indicava un interesse puramente amicale. I vari significati traevano origine dal patrimonio letterario, mitologico e religioso. Nella Bibbia, per esempio, il profeta Geremia nomina il mandorlo, che per la sua fioritura precoce, è il simbolo di rinascita e di vita nuova, mentre nel Cantico dei Cantici, il giglio e l’issopo rappresentano la purezza. Tanti gli esempi anche nei testi antichi, a cominciare da Lucrezio nelDe rerum naturae Ovidio neLe Metamorfosi. Per non parlare poi delle leggende mitologiche, come quella di Clizia, fanciulla respinta da Apollo, dio del Sole e trasformata in girasole, per seguire la divinità che sul suo carro solca ogni giorno il cielo. Potevano variare anche in base alle culture: per esempio ifiori rosaindicavanofiduciain Thailandia e invece un augurio dibuona salutein Giappone. Altre volte il significato attribuito dipendeva dalla forma della pianta, per esempio i fiori della noce, che ricorda un cervello, indicavano saggezza. Secondo la tradizione la prima a segnalare uncodice di linguaggio dei fiorisarebbe stataLady Mary Wortley Montagu, poeta e moglie dell’ambasciatore inglese in Turchia: la donna descrisse in una serie di lettere del 1717 e del 1718 l’utilizzo dei fiori da parte di alcune donne negli harem turchi come unvero e proprio codice segretoper comunicare fra loro senza farsi capire dalle guardie. Circa un secolo dopo l’aristocratica franceseCharlotte de La TourpubblicavaIl linguaggio dei fiori,il primo libro al mondo a descrivere il simbolismo dei fiori. In Inghilterra, in Francia, ma anche Oltreoceano, cominciarono a diffondersi decine di almanacchi e “dizionari floreali” che raccoglievano disegni e illustrazioni di fiori con poesie o informazioni legate al loro significato.
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