Lo hanno annunciato in prima pagina tutti i giornali, ce l’hanno ripetuto per ore le edizioni dei Tg di tutti i canali: Luca, un ragazzo di soli 14 anni, è morto investito da un tram, a pochi metri dal suo liceo, dove si stava recando con la suabicicletta, come faceva tutte le mattine. Quello che resta di Luca oggi sono i ricordi, le immagini sorridenti, una bici accartocciata tra i binari di via Tito Livio e la consapevolezza cheMilanonon è ancora una città a portata di biciclette el’Italia non è un Paese perciclisti. Lepiste ciclabilisono poche e dove esistono «sono state costruite senza logica, partono dal nulla e arrivano al nulla, hanno curve cieche, intersezioni pericolose con il traffico automobilistico», come denuncia Alessandra Bonfanti, che inLegambientesi occupa di mobilità dolce. Le auto, invece, sono troppe e restano tra le principali cause di incidenti mortali per ciclisti e pedoni. Stando all’ultimo rapporto Istat, infatti, l’indice di mortalità per chi va a piedi, tre ogni cento incidenti, sia di 4,6 volte superiore alla mortalità degli occupanti di autovetture (0,7 su 100). Lo stesso valore è 1,8 volte più alto per i conducenti e i passeggeri di biciclette emonopattini(1,2 morti ogni 100 crash). Nel 2021, segnala sempre l’Istat, gli incidenti che hanno coinvolto bici emonopattinisono addirittura aumentati del 22% causando 229 morti e 18.037 feriti. Così, dati alla mano e cronaca all’orecchio, sembra un appuntamento drammatico, ma è solo una tragica coincidenza se domani 10 novembre, a partire dalle 7.30 del mattino, pedoni, ciclisti e cittadini di Milano si ritroveranno per dare vita all’iniziativa, supportata anche da Legambiente e Legambici, ProteggiMI. Si tratta della più grande “ciclabile umana” formata da uomini e donne che manifestano per chiedere al Comune più sicurezza per chi, ogni giorno, decide di salire in sella alla sua bici e pedalare su Viale Monza, sul ponte della Ghidolfa e nel resto della città lombarda. «La corsia ciclabile realizzata nel 2020 è molto usata, al punto da far registrare un aumento del +276% di biciclette. Ma il problema è che è praticata anche dalle automobili che ci parcheggiano sopra, ora per un caffè al volo, ora per una commissione o per il carico/scarico. Insomma, per chi guida c’è sempre una scusa buona per usare la ciclabile come parcheggio privato. Per chi pedala, invece, non c’è alternativa al fare una pericolosa deviazione e rischiare la propria vita ogni giorno. Non possiamo accettare che sia normale. Non vogliamo assuefarci al rischio. Perché proprio quel rischio, finché c’è, impedisce a tante persone di prendere coraggio e di abbandonare l’auto per provare a spostarsi in bicicletta. Sono passati 11 anni dalla morte del piccolo Giacomo e neanche 3 mesi da quello del piccolo Mohanad. Non vogliamo aspettare il prossimo incidente per scendere in strada affinché le cose cambino», denunciano gli organizzatori e promotori dell’evento. Ma, purtroppo, l’ennesimo incidente c’è stato. Un altro ragazzo ha perso la vita in sella alla sua bici. Forse per distrazione, forse per una manovra azzardata. O forse per una pista ciclabile interrotta bruscamente, non ben visibile né ben segnalata. Come denunciano ora i cittadini del posto. La verità verrà a galla nelle sedi opportune, ma intanto domani icicloattivisti di ProteggiMI si ritroveranno dalle 7.30 di mattina in Viale Monza(angolo via Popoli Uniti, MM Rovereto), per poi disporsi in una lunga fila indiana a ridosso della linea bianca della corsia ciclabile per proteggere con il corpo e le bici chi pedalerà in quel tratto di strada, soprattutto genitori con figli e bike-commuters, perché tutti potremmo essere Giacomo, Mohanad o Luca finché le cose non cambieranno e le nostre città non diventeranno a misura di ciclista.
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