Anche se quest’anno il clima mite sembra non voler andar via – con buona pace di chi continua a sostenere che ilriscaldamento globalesarebbe una favola – l’inverno sta arrivando. E, anche se secondo diverse previsioni sarà più clemente che in passato, le temperature iniziano già a farsi più rigide, soprattutto nelle città del nord Italia. Come aTorino,che durante i mesi invernali hatemperature medie di poco superiori allo zero. Gli impianti di riscaldamento in città sono statiaccesi il 29 ottobre, con qualche giorno di ritardo rispetto alla data prevista proprio per il clima eccezionale del mese da poco concluso. In linea con il Piano di contenimento nazionale pensato per far fronte alla crisi energetica prevede, il periodo giornaliero di riscaldamento è stato limitato a unmassimo di 13 ore. Una cifra che il Comune di Torino ha abbassato a 10. Per tutti, tranne che per chi abita nelle case popolari. L’Agenzia territoriale per la casa (Atc), ha infattidimezzato il numero di ore di riscaldamento per gli abitanti delle case popolaridi Torino e provincia:non più di sei ore al giorno. I termosifoni si accenderanno la mattinatra le 6 e le 9e la seratra le 18 e le 21.Giù di un grado anche la temperatura massima, che scende dai 20° consentiti dal decreto Riduzione Riscaldamenti del Governoa 19°. Fanno eccezione i Comuni montani situati nella zona climatica F dove, a causa delle temperature più rigide, non sono imposte restrizioni. L’obiettivo dell’azienda è chiaro,risparmiare. Il contenimento dei costi delle bollette,dicono dall’Atc, èstimato in circa il 15%. Un risultato raggiunto sulla pelle (d’oca) degli abitanti delle case popolari. Certo, spiegano dall’Agenzia, “naturalmente potranno intervenire modifichequalora si verificasse un improvviso peggioramento climatico”, ma quello che rimane agli atti è una conclamata divisione tracittadini “di serie A”, che possono usufruire del riscaldamento per quasi mezza giornata, e di“serie B”, per cui saranno accesi per la metà del tempo. Come se chi vive nelle case popolari dovessescontare la colpa della povertàed essere grato solo di poter passare l’inverno tra quattro mura invece che all’addiaccio. Una disparità che, evidentemente,non può essere giustificata solo sulla base dell’eccezionalità climatica: se c’è qualcosa che è uguale per tutti è infatti il clima che troviamo una volta usciti di casa. Quello che fa la differenza sono glistrumenti che abbiamo per ripararci dalle condizioni atmosferiche. Non è un caso che, come ha ricordato il sociologo piemonteseMarco RevellisuLa Stampa, dal modo di dire «ha i piedi al caldo» al proverbio secondo cui «Dio manda il freddo secondo i panni»,molte metafore del privilegiofanno riferimento proprio alla possibilità di proteggersi dal freddo. Secondo il presidente dell’Atc Piemonte Centrale,Emilio Bolla, le notizie uscite sui media sono “fuorvianti” e la misura sarebbe esclusivamente temporanea: «Voglio infatti chiarire che l’accensione a 6 ore di questi giorni è una misura del tutto temporanea connessa al meteo eccezionalmente caldo delle ultime settimane, mapasserà immediatamente a 10 ore, come previsto dall’ordinanza del Sindaco di Torino, non appena si abbasseranno le temperature. Siamo consapevoli del periodo complesso che tutte le famiglie dovranno affrontare, ma il benessere di chi vive nelle nostre case popolari e dei più fragili è per noi una priorità, per questo insieme alla Regione stiamo potenziando le risorse per aiutare gli inquilini in difficoltà». Quale sarà la temperatura limitesotto la quale anche gli abitanti delle case popolari meriteranno qualche ora in più di caldo? Anche l’Assessora alla Casa della Regione PiemonteChiara Caucinoha ribadito che «nessuno resterà al freddo. La ferma intenzione della sottoscritta e di tutta la giunta regionale è di fare ogni cosa è nelle nostre possibilità perché il diritto al riscaldamento venga garantito a tutti gli inquilini Atc. Per questo la Regione, oltre a confermare lo stanziamento di 7 milioni di euro dello scorso anno, provenienti dal fondo sociale regionale,compirà un ulteriore sforzoaggiungendone altri 5».
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